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Il segreto di Bruno è nella ‘testa’: “Attacco la palla nel punto più alto”

Il difensore portoghese, leader negli interventi aerei: “Faccio una o due sessioni alla settimana concentrate sui colpi di testa”

Fanno rumore gli allenamenti di Bruno Alves. Al tempo della quarantena sono diventati celebri grazie a Instagram i suoi colpi di petto che mandavano il pallone al muro. Un tuono sordo amplificato dal silenzio che avvolgeva la città. Il capitano del Parma è rimasto in città, ha approfittato per curare il suo corpo e rafforzare l’intesa con il lavoro muscolare, è tornato a Collecchio carichissimo, guida la truppa di Bob e ha programmato il suo cervello in vista della ripresa del campionato. “Siamo tornati ad allenarci la settimana scorsa, abbiamo avuto un giorno libero e adesso ripartiamo. La data – ha detto il capitano a talkSport – in cui dovrebbe ripartire il campionato è quella del 14 giugno. Sono molto felice e spero di poter completare il campionato“. Bruno è la certezza dalla quale riparte Roberto D’Aversa, il giocatore che per eccellenza incarna il senso del dovere, la professionalità e la dedizione al lavoro. E’ tornato a Collecchio ad allenarsi con la solita carica di sempre, è rimasto anche oltre il dovuto per proseguire il suo programma grazie al supporto dei fisioterapisti che gli dedicano tempo e lavoro per portarlo a un livello massimo di forma. “Dopo due mesi a casa possiamo essere ancora più liberi di fare ciò che amiamo di più – continua il portoghese su talkSport -“. Il difensore portoghese, leader negli interventi di testa, è risultato il migliore nei cinque maggiori campionati, con la percentuale più alta negli interventi riusciti. 

Il suo segreto per essere al top e garantire sempre il massimo soprattutto negli interventi aerei nasce da lontano. “Ci sono tre fattori che ti possono aiutare: esperienza, lo stile di gioco della squadra e l’allenamento. Io vengo da una scuola difensiva vecchia maniera, cerco di attaccare sempre la palla. Quindi come parte della mia routine di allenamento faccio una o due sessioni alla settimana concentrate sui colpi di testa. È come per gli attaccanti, se non si allenano sul tiro come possono riuscire a segnare? Quando mi allenavo con mio padre, ci concentravamo su come raggiungere la palla nel punto più alto e nell’attaccarla. È la mentalità della vecchia scuola che mi ha aiutato così tanto“.

 

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