Il colombiano ricorda i tempi in cui faceva le capriole al Tardini con la maglia crociata: “L’impatto con il calcio italiano fu fantastico”
Le capriole di Tino Asprilla divennero famose in Italia anche grazie al Parma. Che lo aveva rilevato dal Nacional Medellin, solo dopo l’ok del boss dei narcos Escobar. A La Gazzetta dello Sport, ha rilasciato una lunga intervista. Dagli anni in Italia, al presente. “Ho una azienda agricola, vendo canna da zucchero al governo colombiano. Attraverso una campagna pubblicitaria commercializzo preservativi. Seguo ancora il Parma, tifo per il mio amico Buffon. Gigi è un fenomeno“.
I ricordi in maglia crociata non mancano. “L’impatto con il calcio italiano fu fantastico. Avevo dei compagni meravigliosi: Osio, Melli, Apolloni. Quando pensavo di aver ucciso Pedraneschi. Mamma mia che paura! Per scommessa, da centrocampo calciai forte con l’intenzione di colpirlo proprio in testa, e ci riuscii. Lui cadde, sembrava morto. Non mi diedi pace finché non lo rimisero in piedi”.
“Festeggiai il Capodanno sparando in aria quattro o cinque colpi di rivoltella – dice Asprilla a La Gazzetta dello Sport – che cosa volete che sia dalle nostre parti? Solo che io ero un personaggio famoso, i poliziotti mi portarono in caserma, chiamarono i dirigenti del Parma che dovettero pagare la cauzione. E la domenica dovevo essere in campo perché c’era Parma-Juventus. Diciamo che non mi preparai al meglio“.