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Nella notte degli omaggi, Gervinho celebra Maradona

Dal riscaldamento al gol del decimo minuto. La doppietta dell’ivoriano per la notte del diez

L’onda emotiva che ha spinto il calcio, nel segno di chi calcio è stato, ha squassato i campi della Serie A, stravolgendo per certi versi le vite sportive (calcistiche) di chi si nutre di pallone. Dal 25 di novembre il calcio è più povero, lo dimostrano i gesti, le esultanze, le preghiere e le lacrime versate. Maradona è stato tante cose: al diavolo chi vuole farlo passare per la sagoma che non interessa questo contesto. Al diavolo. Maradona è stato il calcio, è stato politica, musica, è stato simbolo di riscatto sociale. E’ stato Maradona.

E in queste ore se ne sono accorti tutti. Anche Gervinho, un giocatore che per certi versi di maradonesco ha poco, ma incarna un talento innato, sfociato nelle sue lunghe leve scoordinate ma dominate da una grande tecnica. La stessa che l’ha portato a stringere un’alleanza naturale con il pallone, quella che gli ha permesso di essere eletto a simbolo per la sua gente. Per l’Africa, non solo per la Costa D’Avorio. Un alleanza che esibisce fiero, quando è in giornata e ha voglia di macinare chilometri, come lunedì sera a Marassi. Ci ha pensato lui a rianimare il Parma, spento fino alla gara con il Genoa, accesosi perché si è acceso lui al 10’, il minuto dedicato agli applausi per il numero dieci per eccellenza.

E mentre l’immagine del diez era intrappolata nel maxischermo di Marassi, a memoria eterna, grazie all’aiuto di Kucka Gervinho liberava la sua potenza mista a estro per celebrarlo nel migliore dei modi. A Genova, l’ivoriano è entrato nella cerchia ristretta di quei calciatori capaci di segnare due doppiette in trasferta. E’ successo a Ibra e Cristiano Ronaldo, a dispetto che l’età non può essere un freno al talento. Il suo terzo gol in campionato (a inizio secondo tempo segnerà anche il quarto, prima farà in tempo a sciuparne uno e a colpire la traversa), è nato sotto la stella di Diego nella notte degli intrecci con il destino. Quello che l’ha sottratto – 48 ore prima – alla sfida con Daniele Faggiano, lo stesso che ha plasmato il colpo di cui probabilmente va più fiero nella sua carriera. Gervinho a Parma resta il capolavoro dell’ex direttore sportivo crociato, ‘vendicato’ dell’esonero proprio dal giocatore con la maglia numero 27, che ieri sera si è sentito un po’ ‘dieci’. Sin dal riscaldamento, quando sulle note di Life is live si è riscaldato emulando Maradona. Nel segno di quell’onda emotiva che sta accompagnando tutti verso un ricordo che sarà eterno.  

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