Cinque anni fa il sinistro del centrocampista italo-argentino stese i bianconeri al Tardini in un “testacoda” che inorgoglì un’intera comunità

L’11 aprile del 2015 il Parma ultimo, fallito e virtualmente retrocesso (a fine stagione sarebbe ripartito dai dilettanti) sconfisse a sorpresa al Tardini l’acerrima “nemica” Juventus campione d’Italia e futura finalista di Champions League. L’eroe del “testacoda” fu il centrocampista italo-argentino, Josè Mauri, che al quarto d’ora della ripresa raccolse l’illuminante passaggio all’indietro di Belfodil e dal limite in corsa di prima intenzione col sinistro indirizzò la palla all’incrocio dei pali alle spalle di Storari. A distanza di cinque anni esatti da quel magico pomeriggio che rese orgogliosa una città intera, l’ex giocatore del Milan, ora in forza al Talleres, rivive in esclusiva su ForzaParma, le emozioni vissute assieme ai compagni.

Cosa ricorda dell’11 aprile 2015?

“In realtà non mi ricordo tanto -sorride- di sicuro non potrò mai dimenticarmi il gol e l’abbraccio di Gobbi e Nocerino sotto la curva Nord. E’ passata troppo velocemente, non ho potuto godermi appieno la giornata che è stata una delle più felici della mia breve carriera calcistica. Da allora i tifosi hanno iniziato a riconoscermi un po’ di più..”

Qual è stato il segreto del successo?

“Penso che dopo che venne dichiarato il fallimento ci siamo uniti ancor di più e in quella partita si videro chiaramente la compattezza e l’unione dello spogliatoio assieme alla gente che ci aveva sostenuto a gran voce in un periodo delicato”.

Cosa le ha insegnato la stagione del fallimento?

“Diciamo che sono cresciuto e ho imparato tante cose presenti nel mondo del calcio che purtroppo o per fortuna chi sta al di fuori non conosce. E’ difficile da capire e spiegare la situazione che si viveva ogni giorno al campo d’allenamento e in città. E’ stata un’esperienza utile che mi ha dato modo di aprire maggiormente gli occhi e di fidarmi meno delle persone”.

Tornando indietro rifarebbe le stesse scelte?

“Non mi sono mai pentito di nessuna scelta anche perchè in quel momento credevo che fossero quelle giuste e me la sentivo così. Poi è ovvio che se uno va a vedere il passato magari dice che non doveva fare questa cosa ma era meglio l’altra. Però ripensandoci anche oggi agirei sempre allo stesso modo”.

Sogna di tornare a giocare in Europa?

“Più che un sogno lo definirei un desiderio. Ho trascorso nove anni in Italia, dove mi sono trovato benissimo, specialmente, nelle cinque stagioni a Parma fin dal settore giovanile. Pur avendo vissuto anche momenti brutti a cominciare dal fallimento, tendo a ricordare, soprattutto, quelli belli e mi piacerebbe tornare a riviverli in futuro. Vorrei riscoprire quel Josè Mauri italiano e poter dare il massimo come finora mi è capitato solo nel Parma. C’è il desiderio di rientrare in Europa e continuare il sogno che avevo iniziato a 14 anni quando sono arrivato in Italia per la prima volta”. 

Come sta trascorrendo la quarantena forzata?

“Qui in Argentina la situazione è un po’ più tranquilla rispetto all’Italia e a quanto mi stanno raccontando i miei amici e gli ex compagni di squadra. Sono chiuso da venti giorni in una casa di campagna, a cinque chilometri dal mio paese, in mezzo al nulla con i cavalli e molto spazio verde che mi permette di allenarmi in totale tranquillità. Cerco di non annoiarmi tanto giocando con la palla“.