Il fantasista Gianfranco Zola si è consacrato a livello internazionale in Emilia poi ha deciso di chiudere la carriera nella sua isola
Un giocatore più di ogni altro accomuna Cagliari e Parma, di fronte nella prossima giornata di campionato. Parliamo ovviamente di Gianfranco Zola, ora vice di Sarri al Chelsea, che seppur in momenti diversi della propria straordinaria carriera ha saputo entrare nella storia delle due società. A Parma si consacrò come uno dei più grandi fantasisti dell’epoca ottenendo i primi successi in ambito internazionale e conquistò un posto fisso in Nazionale poi dopo la splendida avventura al Chelsea decise di chiudere il cerchio sulla sua isola nelle ultime due stagioni caratterizzate dal ritorno in serie A e dalla successiva salvezza.
Cresciuto tra le fila del Corrasi di Oliena, il Tamburino Sardo giocò anche alla Nuorese e alla Sassari Torres prima di esaudire nell’estate del 1989 il sogno di approdare ai massimi livelli tra le fila del Napoli dell’idolo Diego Armando Maradona. Dal quale raccolse l’eredità ma senza godersi a lungo i riflettori del San Paolo perchè nel ’93 i problemi economici della società partenopea agevolarono il passaggio al Parma assieme al compagno Crippa. I tifosi lo accusarono di tradimento, lui dovette giustificarsi ribadendo che era stato costretto ad andarsene. Pronto a vivere gli anni più luminosi da calciatore.
Tre stagioni superlative, in cui ha vinto i primi trofei in Europa (Supercoppa Europea ’94 e Coppa Uefa nel 1994-95 contro la Juve, battuta all’andata dall’ex Dino Baggio su lancio millimetrico di Zola) e realizzato il record personale di marcature, lui che non era di certo un attaccante puro d’area di rigore. Diciotto reti al debutto, memorabili alcune prodezze da calcio piazzato, diciannove in campionato nel 1994-95, in cui complessivamente si spinse a quota 28 centri considerando anche le Coppe. Un bottino sufficiente a guadagnarsi la chiamata in pianta stabile in Nazionale maggiore e il sesto posto nella classifica finale del Pallone d’Oro 1995. L’arrivo del Pallone d’Oro Stoichkov, che si rivelò un fallimento totale, rischiò di metterlo in ombra ma ad interrompere bruscamente il suo idillìo con Parma ci pensò il giovane tecnico Carlo Ancelotti che nel 4-4-2, in avanti agivano Crespo e Chiesa, lo vedeva solo da esterno di centrocampo. Ecco così che il Chelsea nel novembre del ’96 fiutò l’opportunità e convinse Zola a trasferirsi in Inghilterra per 12,5 miliardi di lire. 102 presenze, 49 gol il bilancio positivo tra gli emiliani.
Poi nel 2003 la scelta romantica di salutare Stamford Bridge e chiudere la carriera a Cagliari per cui accettò persino il declassamento in cadetteria. Tredici sigilli in 43 partite, a dispetto dei suoi quasi 38 anni, valsero la promozione immediata in serie A, dove regalò ancora dei lampi di genio fino alla doppietta in Juventus–Cagliari (il secondo su assist di Gobbi) nell’ultima apparizione in carriera. I rossoblù, che si salvarono in tranquillità, lo inserirono di diritto nella loro Hall of Fame in uno dei tanti riconoscimenti assegnati a Magic Box, così venne ribattezzato Oltremanica, che ricevette il Premio Scirea alla carriera e il Pallone d’Argento per il suo fairplay.