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La pesca, Izola e il Parma nel destino: Begič conquista tutti

Il talento sloveno era stato messo nel mirino dall’ex direttore sportivo crociato, Daniele Faggiano ma la famiglia si era opposta al trasferimento

Se non fosse diventato calciatore, magari Tjaš Begić sarebbe rimasto nel mondo dello sport. Avrebbe provato a percorrere la strada dell’atletica: le doti fisiche, come hanno fatto nel calcio, lo avrebbero di sicuro sostenuto. Un atleta professionista, magari un corridore. E se fosse saltato pure il piano B allora Begić si sarebbe dato alla pesca. In fondo la città di Izola, dove è nato vent’anni fa, glielo avrebbe permesso. Prima di diventare una meta turistica, Izola è stato un villaggio di pescatori e una città in cui ci si guadagnava da vivere via mare. Il legame è rimasto oggi talmente forte che quando Tjaš torna a casa imbraccia la sua canna da pesca e gira al largo. Gli piace guardare basket e pallavolo, ma è rimasto folgorato dal pallone come parecchi della sua età che sentono l’eco profondissima dell’Italia calcistica. Con un piede nel Bel Paese e l’altro in Slovenia, Begić è cresciuto guardando la Serie A e, soprattutto, il padre. Professione: tecnico ortopedico, ma il signor Begič è stato anche un calciatore. Solo che un tipo preciso e freddo, come deve essere un medico che lavora in sala operatoria, a un certo punto della sua avventura ha dovuto fare una scelta. Il desiderio di arrivare come calciatore ha lasciato spazio al pragmatismo richiesto dalla vita: ha giocato a Izola, ma per diletto e senza mai riuscire a fare del calcio una professione. Ci è riuscito il giovane Tjaš che ha cominciato seguendo le orme del padre nella squadra della sua città prima di passare al Koper.

E già in questa fase della sua carriera si è fatto notare da tanti club, soprattutto italiani. Ma non ha voluto spostarsi da casa preferendo accettare la corte del Nova Gorica che, per assicurarsi il suo talento, ha versato 300 mila euro nelle casse della squadra di Capodistria: non una cifra bassa per un giocatore che aveva sì talento, ma che avrebbe dovuto sicuramente dimostrarlo. Tjaš però qualcosa ha fatto vedere: all’età di 16 anni ha esordito tra i professionisti. Ed è qui che a notarne il talento è stato Daniele Faggiano. Ai tempi del Parma, l’ex direttore sportivo crociato faceva spesso base in Slovenia per lavoro. Uno dei primi a fiondarsi su Begić è stato proprio il dirigente salentino che aveva tentato di portarlo nel Ducato: ma ancora una volta la famiglia e il giovane Tjaš, in accordo con il suo agente Amir Ruznic (scopritore di talenti), hanno convenuto che la strada migliore per la crescita del giovane fosse proprio quella di continuare gli studi giocando a calcio in patria senza allontanarsi da casa, rinunciando di giocare al Parma – in questo caso – in Primavera.

E Begič è cresciuto, ha cominciato a segnare senza perdere di vista lo studio: attualmente sta finendo la scuola superiore ad indirizzo economico. Questa è una ‘vocazione’ che ha ereditato dalla madre, laureata in economia e attualmente impiegata in una compagnia assicurativa. Intanto, una sorta di assicurazione per il futuro Begič l’ha strappata: quattro anni di contratto con il Parma per lo sloveno che guarda a Vinicius JR cercando di imitarne le movenze. Ambizioso, eppure velocità e dribbling sono i suoi punti di forza. Anche se il vero asso nella manica del giovane Tjaš è quello di essere un ragazzo con la testa sulle spalle. “Ha cambiato quattro squadre in quattro anni – ha detto il suo procuratore Amir Ruznic – ma questo lo ha fatto crescere parecchio. Parma si accorgerà presto del suo talento, a Vicenza ha dato un assaggio. Con Pecchia farà il salto di qualità“. Se lo augurano tutti, in primis i tifosi crociati desiderosi di tornare a sognare e, perché no? festeggiare una promozione. Tre anni di Serie B cominciano a essere troppi per una tifoseria ambiziosa e piena di storia come quella del Parma.

 

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