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Ansaldi, l’atleta di Dio: dal sogno di fare il veterinario al Parma

Il mondo del nuovo giocatore del Parma: l’amore per gli animali e la fede incrollabile

E’ arrivato qualche giorno fa, Cristian Ansaldi e ha subito preso contatti con il suo nuovo mondo, popolato di argentini come lui. E’ il quinto della folta colonia azulblanca. Rosario, la città di Messi e Che Guevara, ha sfornato parecchi talenti e Cristian era considerato uno di questi. Aspettative alte? In Argentina è così: spesso nasci e cresci a pane e calcio, giochi in strada e mangi pallone a tutto andare. C’è chi riesce a entrare nel mondo dello sport dalla porta principale, c’è chi prende altre strade. Il giovane Cristian, aiutato anche da una famiglia attentissima all’educazione, è stato accompagnato nel calcio a piccoli passi. E pensare che da grande neanche voleva farlo, il calciatore: la passione per gli animali lo spingeva a cullare il sogno di aprirsi uno studio veterinario. Sogno svanito, ma a casa ha pappagalli, cani, serpenti e draghi barbuti. Sì, draghi barbuti. 

E’ rimasto nel mondo del calcio, in quel mondo che adesso lo ha portato a Parma, a 36 anni e con un background importante. A 5 anni, tra campetti di periferie e strade polverose, Cristian svettava nella squadra della sua città. Al calcio è stato avvicinato dal padre appassionato, come moltissimi sudamericani, di calcio e dal fratello. El Colo, colorado: questo era l’apodo (equivalente di soprannome) che gli avevano affibiato. Per via del colore dei capelli, un rosso acceso che conserva ancora oggi. Con il tempo, Ansaldi è diventato ‘orejon’, il ragazzo dale orecchie grandi che non ha perso gentilezza ed educazione. Tifoso del Newell’s Old Boys, squadra di Rosario a 300 chilometri da Buenos Aires, Cristian ha avuto la fortuna di entrare nel club a 8 anni e meritarsi quella maglia prima di arrivare in Europa. Il sogno di molti argentini era quello di giocare nel Vecchio Continente, da sempre metro del valore di diversi calciatori sudamericani.

Ansaldi è cresciuto con il mito di Javier Zanetti (gli piace il suo stile di gioco) e ha condiviso lo spogliatoio con Messi (a suo dire il più forte di tutti i tempi). Le sue radici poggiano su una fede incrollabile: gli piace farsi chiamare l’atleta di Cristo, ripone in Dio – da buon cristiano evangelista – una grande fede. Figlio di genitori divorziati, episodio che più lo ha fatto soffrire, Ansaldi vede la vita come una missione che Dio ha assegnato agli uomini. Il suo obiettivo è quello di diventare una buona persona ogni giorno che passa. Vuole riuscirci attraverso gli insegnamenti della Bibbia, che porta sempre con sè. 

Tra Rubin e Zenit ha conosciuto il calcio russo, un calcio diverso da quello del resto d’Europa. Prima di arrivare in Italia, al Genoa, Ansaldi ha trovato il tempo di vestire 7 volte la maglia dell’Atletico Madrid. La Spagna gli è rimasta nel cuore, Madrid è la città che preferisce di più in assoluto. Ha giurato ai suoi familiari e amici che vivrà lì. Otto anni di Belpaese non gli hanno fatto cambiare idea: tanta Serie A tra Genoa, Inter e Torino prima di arrivare al Parma per la ferma volontà di Fabio Pecchia. Il direttore sportivo crociato, Mauro Pederzoli, è stato bravo: ha agito in silenzio intavolando una trattativa quasi lampo con la quale ha confezionato un colpo da novanta e messo a disposizione del suo allenatore un giocatore duttile, in grado di ricoprire più ruoli e di regalare esperienza e carisma a una squadra che si sta ritrovando dopo due anni disastrosi. Oltre a Pecchia, chi ha speso una buona parola per Ansaldi è Franco Vazquez. El Mudo dopo il suo tecnico è stato il principale sponsor di Cristian, che ritrova lui e Chichizola con i quali è molto legato. Hanno già promesso un buon asado a tutta la squadra. Ma prima bisogna vincere, poi festeggiare.

 

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