Krause non ha lesinato investimenti nella riorganizzazione del club ma dal suo insediamento sono arrivate solo cinque vittorie in un anno
La Gazzetta di Parma dedica un corposo spazio alla profonda crisi del Parma, che viaggia su due binari paralleli ma ben distinti tra la parte gestionale e quella sportiva. Un dato relativo a quest’ultima appare decisamente allarmante: da quando Krause è diventato proprietario nel settembre 2020 la squadra crociata, che era reduce da tre promozioni e due salvezze di fila in serie A, ha collezionato la miseria di cinque successi in 47 partite di campionato e si ritrova ora in B con soli tre punti di vantaggio sulla zona retrocessione. Un passo da gambero, che pure suona strano se si considerano i tanti investimenti compiuti in un anno, tra rosa, staff tecnico, dirigenza e progetto del nuovo stadio. E così emerge come “la visione di una società più strutturata, più cosmopolita e moderna, in sè e per sè assai lodevole, stia cozzando, in questa prima fase, con l’involuzione della parte sportiva” in un paradosso difficile da giustificare all’esterno. Il pensiero di un manager a medio-lungo termine non può prescindere dai risultati quotidiani sul campo, specialmente se totalmente in contrasto con quanto si sta cercando di fare nella stanza dei bottoni ai piani alti.
DE-PARMIGIANIZZAZIONE. Un altro aspetto che sta creando malumori tra i tifosi è il processo di de-parmigianizzazione del club, in modalità e tempi assai discutibili. “Lo spirito d’appartenenza di Simone Iacoponi, messo fuori rosa senza sensate spiegazioni, avrebbe forse meritato più rispetto. Scelte tutte lecite ma che in qualche modo raffreddano il feeling verso il club dei tifosi, che hanno poi da ridire sul prezzo degli abbonamenti, sul mancato riscontro alla fedeltà dei vecchi abbonati o sull’interruzione della bella usanza di regalare una maglietta crociata ai remigini“. Ben consapevoli che la forza del calcio di provincia si basa, in primis, sul rapporto tra piazza e squadra. Al momento sceso ai minimi storici.