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La forza e il ruolo da leader: Danilo vuole prendersi Parma

Il difensore, dopo il Covid, è pronto a rimettersi in gioco

Quanto serve l’esperienza di Danilo a questo Parma? Parecchio, se si pensa che porta un bagaglio di 716 partite in carriera, 344 in Serie A divise tra Udinese e Bologna. Pronto a rientrare in gruppo dopo la positività al Covid che lo ha tenuto 13 giorni lontano dai campi, Danilo l’aveva smaltita lavorando come fa la maggior parte degli atleti: tapis roulant e cyclette. Ma ha sempre morso il freno per tornare in campo. E non vedeva l’ora di accelerare la guarigione. “Toccherà a noi ‘vecchi’ tirare fuori il gruppo nei momenti di difficoltà – aveva detto il brasiliano in sede di presentazione”. Il momento è arrivato, la squadra arranca e manca di equilibrio, serve – oltre all’esperienza di Gigi Buffon – anche la sua guida per una difesa che ha già incassato dieci gol.

Danilo, che si chiama Danilo per caso, proverà a blindare la porta del Parma. Da buon difensore. E pensare che in difesa ha cominciato a giocarci per caso: a 13 anni, in Brasile, faceva la mezz’ala destra, nel campionato Paulista. Con gli amici, senza la pretesa di potersi affermare e guadagnarsi da vivere un domani con il pallone. Il padre glielo diceva sempre: “Trovati un lavoro, come pensi di poter mantenere la famiglia?“. E lui ha sempre risposto che l’avrebbe fatto con il calcio. Nella sua prima partita è riuscito a cambiare due cose che lo avrebbero accompagnato poi per la vita: il nome e il ruolo. Passi il ruolo, perché è normale che un ragazzo si veda sempre davanti la porta avversaria, a toccare l’ultimo pallone disponibile. Ognuno sogna di fare gol ed esultare quando comincia a calciare un pallone, ma il nome… . Per tutti il nome è quello che scelgono i genitori. All’inizio della sua avventura era solo Larangeira. Danilo ci sarebbe diventato dopo. Quel giorno stesso: il difensore centrale si era infortunato. L’allenatore ha fatto indietreggiare Larangeira, che ha assunto i gradi del difensore appunto. E da allora per tutti è diventato Danilo. Quello vero adesso fa il medico, ha lasciato il calcio ma è rimasto amico di Larangeira. Che intanto ha preso il suo posto in campo, calcando i terreni del Brasile e dell’Europa, dove ha girato grazie all’Udinese.

Il suo sogno era quello di indossare la maglia azzurra della Nazionale italiana. Per le origini del nonno materno: un padovano, un certo Bellini che ha sposato una brasiliana. Faceva il meccanico prima di trasferirsi a San Paolo a lavorare in fabbrica. E’ lui che lo ha avvicinato all’Italia, prima attraverso la Formula Uno e Ayrton Senna, mito che forse ha corso troppo veloce ma è riuscito a rimanere nella mente di ogni sportivo. Poi con la Serie A. Erano gli anni ruggenti dei brasiliani: Cafù, Zago, Aldair, Emerson e Assuncao, con il quale ha giocato al Palmeiras. Amoroso, ex di Udinese e Parma.

Parma. La città che lo aspetta. Arrivato da svincolato nelle ultime ore di mercato, Danilo e il Parma si erano già sentiti molto prima. Solo che l’età (Krause preferisce da sempre gente under 25, come nelle aziende…), e un po’ le dinamiche, ne hanno frenato l’immediato tesseramento. Anche Maresca, probabilmente, avrebbe avuto più piacere a lavorare con Danilo dall’inizio del ritiro. Quando ha seminato una nuova teoria di calcio. Ma si è dovuto accontentare di averlo negli ultimi giorni, dopo aver condotto la preparazione in un certo modo e con altri calciatori. Ma il mercato, ahi noi, regala anche questo tipo di interferenze. Il Covid ha privato per altro tempo l’allenatore di un tassello fondamentale per la sua difesa. Che per esperienza e qualità sarebbe servito anche prima. Ma non è mai troppo tardi.

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