L’attaccante necessita di un periodo di riabilitazione specifico per risolvere un’instabilità della caviglia sinistra
Neanche il tempo di tornare, essere decisivo in pochi secondi con l’assist per Mihaila e provare a pensare che Roberto Inglese fosse riuscito a rimettersi in piedi. Niente, non è bastato un episodio positivo per mettersi alle spalle un periodaccio. L’attaccante del Parma si è fermato di nuovo. Continua la maledizione per un ragazzo che troppe volte ha rinunciato a fare quello che sa fare: giocare a pallone. Inglese – da quello che si legge sul bollettino diffuso dalla società – necessita di un periodo di riabilitazione specifico per risolvere un’instabilità della caviglia sinistra che ne sta limitando la durata e la qualità dell’attività agonistica. Ancora problemi alla caviglia, quella sinistra sulla quale era franato El Yamiq nel 2019.
E l’annata disgraziata ha proprio il volto gentile di Roberto Inglese, uno con la faccia pulita contro cui si è accanito in maniera antipatica un destino beffardo. Guai fisici, uno dietro l’altro, ne hanno minato anche l’aspetto psicologico, qualcosa nella testa di Inglese deve essere scattato, tanto da impedirgli di tornare convinto a fare le cose che meglio gli riescono. Dare del tu al pallone, cercare di aiutare i compagni che – nonostante il momentaccio – vedono ancora nelle sue spalle forti un appiglio per uscire dalla melma in cui si naviga. Tanto che domenica al Franchi, in pochi minuti, ha mostrato un pezzo del suo repertorio. Taglio laterale, ad attaccare la profondità, ricezione palla, difesa con il corpo e assist.
Prima punta, regista offensivo, uomo di fatica, le certezze di Inglese sono crollate praticamente tutte, nel giro di un anno e mezzo. Prima il riscatto dal Napoli, a suon di milioni. Giustificati dal grande campionato che fece l’anno prima, poi il ritorno a casa (così aveva definito il club) e la promessa di completare un’opera ‘incompiuta’, tentando di restituire al Parma quello che il Parma gli aveva dato: calore. In città gli hanno riconosciuto il ruolo di leader, posizione che lui ha sempre cercato di rifiutare, ma non per paura. Per l’umiltà che lo contraddistingue. E per il senso del dovere, che lo induce anche a sentirsi responsabile di non riuscire a dare il suo contributo. Un prezzo da pagare altissimo per Roberto. Più grande dei suoi trent’anni. Segnati negli ultimi diciotto mesi da episodi negativi: prima la caviglia, poi la lesione di alto grado ai flessori della coscia destra, l’intervento, la rieducazione e il ritorno. Tutto troppo in fretta, per essere dimenticato. Qualche ricaduta, la ricerca del coraggio per tornare prima di tutto a essere Roberto.
Il covid da gestire e il dolore di un lutto ancora da elaborare. Suo padre non c’è più, l’ultima sferzata al suo animo gracile gliel’ha dato il destino, crudele con un ragazzo fragile, invischiato in qualche preoccupazione che non è di quest’età. Il campo come unico sfogo, una cornice nella quale incastonare il suo sorriso che purtroppo viene smorzato dall’ennesimo problema fisico di una carriera frenata. Una carriera che aveva e ha tutto per essere brillante e decollare. Adesso servirà riposo e riabilitazione, ancora, il campo può attendere. Prima di ritrovare Inglese, è importante tornare a sentirsi almeno Roberto.