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Piccoli passi in avanti, ma che fatica davanti

Registrata – così sembra – la fase difensiva, Liverani deve trovare la chiave per l’attacco. Inglese e Cornelius a secco

Eppure si muove’, diceva Galileo nel testo dell’abiura. Pur sconfessando la tesi copernicana dell’eliocentrismo davanti alla Chiesa che aveva previsto la centralità della terra nel sistema dei pianeti. Storie di epoche lontane, ma quel ‘Eppure si muove’ è rimasto negli annali.

Eppure si muove’ anche il Parma di Fabio Liverani che va avanti adagio, comincia a muoversi come vuole il suo allenatore, che non più tardi di martedì in conferenza stampa aveva ‘abiurato’ la sua idea di calcio, quasi a sconfessarla. “Non si può ricercare qualcosa che non c’è – aveva detto prima della sfida contro il Cagliari -.  Bisogna trasformare al massimo e mettere in condizione i miei giocatori per esprimersi con le loro qualità, altrimenti sarebbe un danno. Il calcio di Liverani si adegua alle caratteristiche dei calciatori”.

Del calcio propositivo sbandierato alla vigilia della rivoluzione crociata non c’è traccia. Un passo indietro da parte del tecnico, che evidentemente ha capito (e fatto capire) alla società di non avere i calciatori necessari per fare quello che ha in testa. Poco male, alle volte un passo indietro è sintomo di intelligenza e soprattutto di elasticità mentale. Così si spiega il cambio di pensiero, al quale – si spera – possa seguire quello di passo, del tecnico romano. E da qui quell’ ‘Eppure si muoveche carica di fiducia l’ambiente, paziente mentre si gusta il quarto risultato utile consecutivo, il terzo pareggio senza reti in casa, dove non si subisce gol da circa 330’ (dal 30’ di Parma-Spezia, rete di Agudelo). Il dato buono, messo vicino ai numeri, è un po’ questo. Nella teoria del liveranesimo il caposaldo è il possesso, le verticalizzazioni immediate, il passaggio per l’ampiezza e gli inserimenti delle mezz’ali opposte. Un segno che il tecnico romano non ha abiurato del tutto le sue teorie, qualcosa timidamente si è visto (Kurtic ha avuto l’occasione più nitida), proprio grazie a questo dialogo incrociato.

Ma l’altra faccia del pianeta Parma dice chiaramente che gli attaccanti non riescono a trovare la porta. Nemmeno la via, a dire la verità. Ci ha provato Inglese (un paio di volte), ma gli è andata male. E se non si accende Gervinho si fatica a trovare rifornimenti per i centravanti, gli unici del campionato (assieme a Rebic che gioca centravanti perché non c’è Ibra, Reviere sparito dai radar di Stroppa, Gabbiadini e Lasagna). In dodici partite il centravanti del Parma si è preoccupato del lavoro sporco, il goleador l’ha fatto Gervinho e il 75% delle reti se le sono divise con l’ivoriano gente come Kurtic ed Hernani. Insomma, alla solidità difensiva ritrovata anche grazie a Osorio (con lui in campo il Parma non subisce gol in casa da 270’), bisogna abbinare una fase offensiva più convinta, perché al Tardini non si vedono gol da tre partite. In campionato dal 25 ottobre, l’ultimo centro è stato di Kucka, su rigore. Un po’ poco.

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