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Episodi dubbi, sviste e distrazioni: le cause di un periodo ‘no’

Tra sviste e blackout, D’Aversa si interroga cercando di trovare una soluzione al calo (forse) fisico e mentale dei suoi ragazzi

Inter, Verona, Fiorentina e Roma. Quattro partite senza vittoria, quattro sconfitte. Quattro gare diverse tra loro, durante le quali il Parma ha lentamente spento la luce. Consumandosi come un cero e sciogliendosi di fronte a difficoltà acuite da qualche episodio dubbio. Roba che ha fatto sbottare prima Daniele Faggiano – che ha preferito toni pacati mostrando il suo malcontento attraverso il sito ufficiale del club, limitandosi a una nota formale – poi Alessandro Lucarelli. Che a quanto pare non ha perso la garra che da giocatore lo ha fatto portavoce contro le ingiustizie. “Non siamo gli scemi del villaggio”, ha detto l’ex capitano che ha appeso sì gli scarpini ma porta ancora la fascia sul braccio. Se l’è tatuata, la porta sulla pelle.

Un percorso, quello del Parma, degno di nota fino al 28 giugno. Era la sera di Parma-Inter, la sera in cui D’Aversa coltivava (visto l’andamento della partita) speranze diverse rispetto a quelle di oggi. Il Parma andava forte, annichiliva l’Inter del suo amico Conte che in tribuna non sapeva che pesci prendere, vedendo i suoi arrancare davanti alla convinzione dei crociati, bravi a passare in vantaggio, ad amministrare ma non altrettanto agili nel chiudere la partita, tenuta aperta da Cornelius e soci che puntualmente davanti ad Handanovic si sono mostrati insicuri e poco lucidi. Era il segnale – facile dirlo dopo – di una problematica che si è protratta anche a Verona. Il resto lo ha fatto Maresca, arbitro che non ha visto un fallo da rigore sull’1-0 ai danni di Kulusevski, atterrato da Barella in area di rigore. Finì 2-1 per i nerazzurri, tenuti prima in vita dal Parma, poi ‘aiutati’ a segnare due gol in tre minuti di ordinaria follia. Minuti pesanti, che valsero come un pugno in pieno volto. Dal quale i crociati devono ancora riprendersi.

Il dolore di quella botta scomparve subito, ma gli effetti rimasero. Anche al Bentegodi, una volta passato in vantaggio, il Parma ci mise del suo per complicarsi la vita, in attesa del puntualissimo errore arbitrale. Una svista che consente a Di Carmine, al minuto 47’ e con i crociati già in vantaggio di un gol, di battere un calcio di rigore dopo essersi appoggiato su Bruno Alves. Valeri ha indicato il dischetto, senza remora. E quando ci si preparava ad andare negli spogliatoi con un gol di vantaggio, un altro schiaffo ha tramortito il Parma. Quello che è successo dopo (il gol del vantaggio del Verona, il pareggio di Gagliolo e la distrazione in difesa che ha portato gli scaligeri sul 3-2) sono più o meno le stesse cose che si sono verificate al Tardini in occasione della partita con l’Inter. Un’altra occasione persa. Un regalo.

Come quello che ha scartato la Fiorentina domenica: un primo tempo non giocato dagli uomini di D’Aversa, acuito da una decisione ancora dubbia da parte di Abisso, che ha visto al Var un fallo di mano involontario di Darmian mentre saltava all’indietro. Il tocco di Pezzella di testa, carambolato sul suo gomito, è valso il calcio di rigore nell’incredulità della decisione. Che ha lasciato perplesso il Parma, evidentemente sfortunato nelle decisioni. Inutile la reazione nervosa che il Parma ha raccolto nel secondo tempo, quando Sepe ha salvato il salvabile e ancora Abisso ha sorvolato su un contatto dubbio nell’area viola.

Niente in confronto a quello che si è visto all’Olimpico, dove Fabbri ha prima assegnato un rigore al Parma per fallo da ultimo uomo (punibile con il rosso) di Cristante (ammonito) su Cornelius, poi negando il tiro dagli undici metri per il tocco di mano netto di Mancini. Visto al Var da Fabbri di Ravenna che ha deciso di non sanzionare il comportamento irregolare di Mancini. “Fabbri? Sono amareggiato e deluso da ex arbitro per quello che ho visto. Mette a disagio tutti i suo i colleghi. Dovrebbe chiedere scusa, non si capiscono le motivazioni” – ha detto l’ex arbitro Bergonzi dopo la partita dell’Olimpico. E intanto quattro partite senza vittoria prolungano il magone dei crociati, che adesso sono attesi da Bologna e Milan, per chiudere la settimana in casa contro la Samp. Tra sviste e blackout, D’Aversa si interroga cercando di trovare una soluzione al calo (forse) fisico e mentale dei suoi ragazzi, all’asciutto e con nove gol subiti nelle ultime quattro partite. Inter, Verona, Fiorentina, Roma.

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