L’ex attaccante del Parma: “Con Palmieri, in Primavera, mi misi in evidenza e Guidolin mi convocò per il match con l’Inter, rinviato per neve. Chissà, forse era destino”
Sono ben 14 le casacche indossate da Gianluca Lapadula. L’attuale attaccante del Lecce è transitato anche da Parma, dove, però, non ha mai inciso, venendo girato sempre in squadre di Serie B e C, ma il suo cuore è comunque legato alla società gialloblù perché è qui che ha trovato alcuni dei tecnici più importanti per la sua formazione di atleta: “A livello giovanile ricordo Tiziano De Patre nella Primavera del Parma. Nel vivaio della Juventus ho iniziato come portiere, intrigato dai racconti di mio padre, che aveva quel ruolo nei campionati dilettantistici, poi sono diventato trequartista e seconda punta“.
Lapadula però ha anche qualche sassolino negli scarpini (è il caso di dirlo) da togliersi: “Se sono ritrovato solo a 26 anni in Serie A è anche per mie colpe, però nel Parma, dieci anni fa, ho perso un’intera stagione per la scelta di Leonardi di mandarmi all’Atletico Roma, dove neppure fui utilizzato – ha raccontato a La Gazzetta dello Sport -. Peccato, sotto la guida del responsabile Palmieri, nella Primavera del Parma, mi misi in evidenza, con Defrel. E Guidolin mi convocò per il match con l’Inter, rinviato per neve a fine gennaio 2010. Chissà, forse era destino“.