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Di Bello e quei due anni senza Lazio..

Il fischietto di Brindisi fu citato in giudizio assieme al collega Giacomelli da undici tifosi biancocelesti dopo una partita contro il Torino

Chiariamolo subito, a scanso di equivoci. Nessuna dietrologia nè ipotesi di complotto o malafede ma una mera descrizione dei fatti per spiegare come la designazione dell’arbitro Di Bello in occasione di ParmaLazio fosse quanto meno inopportuna e rivedibile.

IL PRECEDENTE. Tutto nasce l’11 dicembre del 2017, quando durante la partita casalinga dei biancocelesti contro il Torino Giacomelli in campo e Di Bello al Var ne combinano di tutti i colori. L’episodio chiave è il mancato calcio di rigore per il tocco di mano di Iago e nel proseguo dell’azione il rosso comminato a Immobile a causa di una reazione, giudicata eccessiva, nei confronti di Burdisso. A seguito di quei novanta minuti, undici tifosi della Lazio intrapresero un’azione legale al Comitato dei Consumatori contro i due direttori di gara creando, tra l’altro, un precedente pericoloso nel rapporto tra sostenitori e fischietti.

PUNIZIONE. Ci si appellava, in particolar modo, al fatto di essere “titolari di una specifica situazione giuridica soggettiva che trova origine nel titolo rappresentato dal biglietto della partita o dal contratto con la pay tv” e di aver visto violato il proprio diritto di assistere ad uno spettacolo sportivo. La prima conseguenza fu abbastanza naturale: per ben due anni Di Bello non incrociò più gli uomini di Inzaghi almeno fino allo scorso 1° dicembre, in cui si ripresentò nella sfida interna con l’Udinese (3-0 il risultato finale) e assegnò due rigori (il primo segnalato dal Var Mazzoleni, il secondo assolutamente ineccepibile) a Immobile e compagni.

ALTRI CASI. Ma il fischietto di Brindisi era già finito in passato nel mirino della Lazio per alcune controverse decisioni arbitrali. Da assistente d’area suggerì a Orsato il fallo da rigore di Wallace su Strootman, che in realtà accentuò notevolmente la caduta, nel derby del 30 aprile 2017. E tre settimane più tardi, nelle vesti di primo arbitro, espulse Keita per simulazione e scatenò l’ira di Inzaghi che contestò anche due rigori non concessi.

STESSO TRATTAMENTO? Chissà se dopo lo “scandalo” del Tardini anche al Parma sarà riservato lo stesso identico trattamento. L’augurio è che ci possa essere una sospensione per Di Bello e, allo stesso tempo, arrivino in via informale le scuse alla società crociata che oggi rischia l’ulteriore beffa con le sanzioni del Giudice Sportivo. Sarebbe un modo elegante al fine di ridare credibilità a questo sport e ammettere a posteriori (vero Rizzoli?) che il 38enne pugliese era la persona forse meno indicata a dirigere un match tanto delicato e importante in questa fase della stagione.

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