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ESCLUSIVA | La partita di Pincolini: “Che lavoro Faggiano e D’Aversa”

Lo storico preparatore atletico gioca da doppio ex la sfida di domenica. “A Daniele do dieci perché è un grande direttore sportivo. Qualcuno prenda esempio…”

Parma è la storia della mia vita”. Vincenzo Pincolini ha vinto tutto quello che poteva vincere un uomo di calcio. Ma mai si è dimenticato da dove è partito. E probabilmente la sua forza è stata proprio l’umiltà, che non ha perso mai. Da quando era a Parma, da una squadra che anche lui ha contribuito a fare grande. Un po’ come il Milan. Dietro i trionfi dei rossoneri si può tranquillamente affermare che c’è la sua mente, quella evoluta che lo ha reso già negli anni ’80 un antesignano dei preparatori atletici. Un innovatore. Adesso, con il ruolo che ricopre (coordina i preparatori atletici delle Nazionali giovanili) è rimasto dentro al calcio anche se allo stadio ci va solo per gli eventi di secondo piano, come dice lui “non mi piace più il caosha detto in esclusiva a ForzaParma.it vado a guardare molti giovani. Ma seguo ancora il Parma. E pure il Milan”.

Pincolini, questa è la sua partita.

“E’ la mia partita solitamente, ma oggi lo è ancora di più perché il Milan è in difficoltà. E il Parma sta bene e sta stupendo”.

Si aspettava questa differenza tra Parma e Milan? Onesto.

“Guardi, gliela sintetizzo così. Il Parma ha centrato tutti gli obiettivi, facendo un ottimo mercato e ‘indovinando’ tutti giocatori che ha preso. Il Milan no. Soprattutto quelli rastrellati nella precedente gestione. Quella di Fassone e Mirabelli per intenderci. Bene, loro non ne hanno centrato neanche uno e Gattuso l’anno scorso ha fatto più di quello che poteva fare, aveva giocatori di secondo, terzo livello, non tanto per la qualità ma per come erano stati messi insieme. Si sono mescolati maluccio, diciamo così e alla lunga sono emersi i limiti di gente che non è da Milan. Andavano bene per una squadra che non lotta per le primissime posizioni, ma non per il Milan”.

Adesso tocca a Pioli.

Stefano ha una gatta da pelare bella grossa, una missione difficile. Serviva uno che potesse infondere tranquillità, è arrivato. Lui tiene tranquillo l’ambiente, cerca di normalizzare una situazione difficile. Ma per ora ci sta riuscendo”.

E D’Aversa? L’ha stupita?

Roberto? No, devo dire che sta seguendo lo stesso percorso della squadra. Quest’anno è un po’ più sereno e tranquillo, ha giocatori più capaci. Da quando vedo il Parma, quest’anno intendo, mi ha sempre colpito per una situazione che l’anno scorso non si verificava spesso. La squadra di D’Aversa ha sempre avuto un sacco di palle gol  e quella – se mi permette – è la cosa più importante”.

Che cosa significa questo?

Che D’Aversa ha a disposizione una rosa più qualitativa e che Faggiano ha fatto un lavoro straordinario. A lui do dieci. Non sbaglia un colpo. Anche Kucka nel gennaio dell’anno scorso, è stato un acquisto fenomenale. Quest’anno con  Dermaku mi ha sorpreso. Sono tutte scelte, non è andato mai in asta per i giocatori ed ha sempre avuto idee diverse dagli altri e molto lucide. Gervinho scatena il finimondo, gli altri due che vanno dentro. Questa è la faccia bella del Parma”.

Gli altri due chi?

“Kulusevski e Cornelius. Il primo è già un campione. Sono contento per l’esplosione del ragazzo perché così non gioca in Under21 contro di noi. Meno male che se l’è preso la Svezia dei grandi”.

E Cornelius?

“Tanta roba, davvero. Un giocatore che aveva avuto delle difficoltà prima ma che a Parma, grazie al lavoro di D’Aversa sta facendo vedere di che pasta è fatto. Ma devo dire che tutta la squadra ha ritrovato fiducia. Guardi Scozzarella: è un giocatore da Serie A. Una bella scoperta, fondamentale per D’Aversa”.

Domenica sarà al Tardini?

“Purtroppo no. Ma posso dire lo stesso di essere abbastanza soddisfatto dopo aver visto il Parma. Lasciamo stare la partita con la Roma, una partita perfetta. Ma la squadra quest’anno ha sempre dimostrato di avere un rendimento alto”.

Verrebbe da chiedersi: dove sarebbe arrivato il Parma senza infortuni?

 “Guardi, io ho una mia teoria sugli infortuni: a volte non me li spiego più se non pensando al fatto che in Italia, a prescindere dal Parma, facciano parte di quelle situazioni che tutti vivono. Tutte le squadre hanno giocatori fuori. L’Inter, il Napoli, la Juventus. Secondo me per due motivi: i giovani arrivano spesso senza preparazione, lo notiamo nelle nazionali. Manca una base dietro. Il campionato è stressante, durante la settimana ci sono troppe pressioni che in altri Paesi non si vivono. I campioni, i giocatori un po’ più avanti con l’età subiscono più dei giovani questo stress”.

Torniamo a Parma-Milan. Qual è la partita che vorrebbe rivivere?

“Ci sono tante partite a dire la verità: mi ricordo l’esordio di Buffon. Da quella partita siamo diventati amicissimi e ci frequentiamo anche fuori dal calcio. Conservo gelosamente uno dei pochi gol di Maldini, lanciato direttamente da Rossi con le mani. Un rinvio lunghissimo. Oppure il gol di Asprilla su punizione con cui il Milan perse una Supercoppa. Zola disse che quel gol li aveva rovinati. Perché Tino voleva sempre calciare le punizioni e non ne indovinava mezza”.

Cosa si aspetta dal Parma?

“Mi aspetto ancora di vedere tante partite come quella con la Roma. E che stia lontano dalla zona retrocessione, ma con la pretesa di sapersi divertire. Se dovessero ragionare così potremmo divertirci”.

Prima ha detto che Parma è la storia della sua vita. Chiuda con un ricordo.

“Lo ripeto. Lo dico a gran voce e con orgoglio. Quando vengo allo stadio e trovo i figli del presidente Ceresini mi sento di parte di quella famiglia. Io a Parma ho sempre lavorato alla grande. Ci siamo salvati con lo spareggio a Bologna. La gente ci ha sempre sostenuto, nonostante non navigassimo nelle parti nobili della classifica. Mai una critica, perché ci impegnavamo.  A Parma quando la squadra si impegna nessuno ti dice niente. E questo è un valore aggiunto”.

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