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Il Parma lotta e pensa… verticale

I numeri di un pareggio che lascia l’amaro in bocca: 150 verticalizzazioni, 88% di contrasti vinti, 57 palloni recuperati e un centrocampo ritrovato

Il Parma di Firenze, perfetto per un’ora, è tornato a casa con un rimpianto: la mancata precisione, che deriva alla lunga dalla scarsa lucidità, si può correggere solo con l’attenzione che viene meno quando gli sforzi sono troppo grandi da sostenere. Una naturale conseguenza, dato che in nove giorni, da sabato a domenica, il Parma ha giocato tre partite, due in trasferta (Inter e Fiorentina), una in casa con il Verona. Conseguenza che viene resa naturale – appunto – dal fatto che a giocare siano stati principalmente gli stessi uomini, fatta eccezione per Gagliolo (che si è fermato a Milano contro l’Inter) e per Hernani, che è stato alternato a Barillà. D’Aversa per questo può essere soddisfatto, e pure di molto, dato che il punto guadagnato al Franchi porta dietro anche qualche recriminazione.

Frutto proprio della mancata precisione che i suoi ragazzi hanno messo in mostra nel corso del secondo tempo, mentre la Viola caricava a testa bassa e lasciava un po’ scoperta le vie laterali. Tutti corridoi utili per Gervinho, giocatore che – gol a parte – è andato verso Dragowski più volte. In un paio di situazioni è andata a sbattere sulla linea difensiva della Fiorentina, in un’altra è stato fermato da un eccesso di zelo dell’assistente dell’arbitro, poi ancora ci sono state delle situazioni in cui Kulusevski ha lavorato male sull’ultimo passaggio dopo la solita preparazione da campionissimo. Insomma, un po’ di rimpianti dal Franchi D’Aversa se li porta, ma c’è tanto di buono sulla bilancia, e in questo miniciclo – senza giocatori, praticamente – il tecnico ha rilanciato un motto: cogliere sempre il meglio da quello che ti si presenta davanti, fossero anche tantissime difficoltà.

Con qualche serbatoio meno pieno rispetto ad altri, in attesa che nella settimana tipo che comincia martedì possano tornare a disposizione gente come Laurini, Alves, Gagliolo e Cornelius almeno, D’Aversa può guardare sicuramente con positività quello che è stato fatto, anche se sa che  nel calcio conta solo quello che si va a fare. E da qua in avanti, da fare ce ne sarà parecchio.  Basta l’88% di contrasti vinti a testimoniare la maggiore fame degli avversari? Sarà sicuramente un indicatore di crescita, come  quello dei 57 palloni recuperati contro i 52 dell’avversario, comprese le volte 150 in tutto, in cui il Parma ha cercato di verticalizzare nella fase offensiva. Numeri che attestano sicuramente un cambio di pensiero, una velocizzazione per lo meno di idee se non del tutto nuove, almeno più concrete, che portano il Parma a essere soddisfatto ma a ‘bruciare’ perché con un pizzico di attenzione in più, per dirla alla D’Aversa, la vittoria sarebbe stata più alla portata. I numeri di un centrocampo che si è ristabilito ritrovando il miglior Scozzarella (35 passaggi positivi, 11 duelli vinti, 3 palloni intercettati e 11 palle recuperate) e la forza di Kucka (36 duelli vinti, 17 di testa), hanno sbarrato la strada a Castrovilli e compagni, per un bel pezzo di gara, tanto da costringere Montella a cambiare modo di giocare e ad affidarsi a due giocatori ‘pesanti’ davanti, abbandonando l’idea di giocarsela con un 4-3-3 a trazione anteriore. La strada da fare è ancora tanta per il Parma, ma i numeri dicono che quella intrapresa sicuramente è percorribile.

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