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A testa bassa: i numeri di una flessione che non è ancora crisi

Nelle ultime sette partite, il Parma ha perso cinque volte, incassando sedici gol e segnandone solo otto, la metà

Ci sono numeri e numeri. Quelli che indicano un Parma in flessione sono testimoniati dalle sconfitte: delle ultime sette, la banda D’Aversa ne ha perse cinque. Ha subito sedici gol e due rimonte, entrambe contro dirette concorrenti. Inequivocabili segni matematici di un calo. Che sia d’attenzione o fisico, sempre di calo si parla. E da questo calo, più mentale che altro, a guardare gli episodi, derivano sconfitte che pesano.

Quella in casa, con la Spal, fa malissimo e porta ancora con se strascichi di resa o comunque di appagamento prematuro. La partita con il Cagliari  testimonia invece come qualcosa a livello mentale si sia perso strada facendo e rappresenta un campanello d’allarme importante che non va sottovalutato. Questi numeri spietati sono tangibili di domenica in domenica, dove va registrato un calo di attenzione, o comunque un ‘atteggiamento’ per dirlo alla D’Aversa lontano anni luce rispetto a quello mostrato con fierezza nel girone di andata. La sorpresa destata infatti dallo splendido cammino, inceppatosi proprio nella partita casalinga con la Spal, fa da contraltare allo stupore di non saper più fare quello per il quale si è passati per rivelazione della prima parte. Il rumore della caduta del Parma si trascina dietro l’eco pesantissima dei ventinove punti collezionati in 22 partite, quelle che hanno preceduto le tre sconfitte consecutive raccolte nell’ultimo periodo.

Un periodo reso duro dai numeri, d’accordo, ma anche dalle avversarie contro cui il Parma è stato costretto a vedersela. Cinque sconfitte, tre delle quali contro Roma, Inter e Napoli, un pareggio strappato a casa dei campioni in carica (Juventus) e altre due sberle rimediate con troppa facilità da squadre alla portata che concorrono per lo stesso obiettivo della squadra di D’Aversa. Che, a un tratto, non può essere diventato un brocco per colpa di certi numeri impietosi. Un allenatore resta visceralmente legato ad essi, alle prestazioni o agli indicatori che attestano un andamento o un altro.

La direzione presa dal Parma di D’Aversa, malgrado tutte le difficoltà mostrate ultimamente, resta ancora sicura, il sentiero tracciato fino ad ora è illuminato, ma le trappole gli altri le hanno piazzate dietro l’angolo e toccherà a lui, assieme alla sua squadra, saperle evitare da qui alla fine. Va detto però che ci sono alcune partite che non ti appartengono, come quelle con il Napoli ad esempio, dove il mismatch fisico e tecnico-tattico è evidente.

A patto che tu non aiuti a evidenziare le differenze. In altre invece dovresti mostrare progressi, crescita e fame, quella che contro Spal e Cagliari è mancata troppo presto, assieme al carattere di una squadra ribaltata da risultati negativi. Soprattutto davanti ai propri tifosi. In tredici uscite sul pianerottolo di casa, il Parma ha collezionato 13 punti, piazzandosi al sedicesimo posto davanti a Spal, Bologna, Chievo e Frosinone. Sarebbe salvo ugualmente se il campionato finisse oggi con questi numeri. Ma ci sono ancora 13 partite, sei in casa, sette in trasferta, dove i punti sono 16 e il posto occupato è il nono, assieme al Torino. Dopo i grandi c’è D’Aversa.

 

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