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Fulgoni benedice il Gigi-bis: “E’ ancora il migliore, farà la differenza”

Lo storico preparatore atlerico dei portieri del Parma: “Avvertitemi quando firma, gli telefono per dargli il benvenuto”

Il convitto dove dormivano i ragazzi del Parma c’è ancora, è vicino alla scuola Maria Luigia. Tutti i giorni con tute e borse uscivano dalle camere per andare a San Pancrazio, destinazione campi Stuard: scendevano in strada per farsi accompagnare dal pulmino della società. C’era anche il simbolo del Parma accanto alla targa e sulla fiancata, molto più visibile. La cosa inorgogliva parecchio. E’ in piedi anche il Veliero, il ristorante convenzionato con la società, che sfamava i giovanotti sotto l’ala del club, con la prospettiva che un giorno potessero stazionare tra Cittadella e Collecchio. All’epoca lo sguardo di Gianluigi, il più sveglio tra tutti, era teso ai grandi. Ma era troppo giovane per riuscire a immaginare quello che sarebbe successo. Di sveglio era sveglio, ok, ma chissà quanta acqua sarebbe passata sotto i ponti prima di lasciare la pensione e aggregarsi in ritiri vari.

In fondo era solo Gianluigi, un alunno della Maria Luigia che prima di diventare Buffon ha lavorato sodo sotto l’ala protettiva di Ermes Fulgoni, il decano dei portieri del Parma. “Aveva 14-15 anni, dopo la scuola si allenava con altri dieci ragazzi, tutti sotto la mia supervisione. Facevo il responsabile dei portieri del settore giovanile, lui veniva con la sua borsa e con tanta voglia di diventare quello che è diventato: il numero uno”.

Fulgoni, è ancora il numero uno?
Certo che sì. Se conduce uno stile di vita normale può fare la differenza. Giocare in porta per chi ha 43 anni è sostenibile. Con le doti che ha conservato in questi anni poi, sono sicuro che riuscirà a fare la differenza”.

Lei lo conosce meglio di tutti, ci dica cosa ha notato in lui.
Gigi era il migliore anche a 14-15 anni. Perché io l’ho preso subito come punto di riferimento per gli altri. Dicevo ai più grandi: ‘Ragazzi, svegliatevi. Fate come Gigi. Siate svegli e affamati come lui. A vent’anni arribeetà in Serie A’. E lui rispondeva: ‘Mister, cosa faccio fino a vent’anni? Me lo dica, non posso aspettare’. Di fatto non ha aspettato, avendo esordito a 17 anni. Aveva personalità e faceva le cose che studiavamo in settimana alla domenica. Imparava subito, apprendeva le cose nuove più velocemente degli altri”.

Ci dica la verità: vi siete sentiti?
No, ancora no. Non mi ha chiamato. Ma non è importante. Io spero che arrivi”.

Cosa si aspetta da lui? A 43 anni non ha niente da dimostrare e un bel po’ da perdere.
Non scherziamo. Gigi è sempre Gigi. E’ ancora il numero uno in Italia, senza dubbio. E’ stato decisivo anche in questi anni alla Juventus, ha giocato poco, ma quando è sceso in campo ha fatto la differenza. Leader lo è ancora, carisma e forza mentale. A Parma servono come servirebbero ovunque. Se arriva fa la differenza. Ma ha già firmato?”.

Non ancora.
E allora avvertitemi quando firma. Così se non mi telefona lui, gli telefono io. Non vedo l’ora di riabbracciarlo”.

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