Da Reggio a Spezia, passando per la partita con l’Udinese arrivando fino a Firenze. Adesso c’è poco tempo per recuperare
“Sliding Doors”. Era il 1998 quando Peter Howitt stupiva il pubblico con una pellicola destinata a rimanere tra i film più visti. Una trama ‘ingannevole’, piccoli dettagli capaci di alterare per sempre il corso della vita. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe bastato salire o meno sulla metropolitana per cambiare la propria esistenza? Probabile che Roberto D’Aversa ci abbia pensato più volte, prima di accettare l’incarico del Parma, a queste porte scorrevoli. Una si apre, l’altra si chiude e mentre in estate si era chiusa – non definitivamente – quella che confinava nell’animo più felice una parte di impresa, si è aperta quasi come se tutti la stessero aspettando, la porta del ritorno.
Un ritorno che è passato inevitabilmente da tante difficoltà, preventivate alcune, preventivabili altre. Una serie di eventi trafitti da imprevisti, cercati in molti casi, ai quali non si è saputo rispondere. Perché allenare – come ha raccontato Allegri l’altra sera a Sky – vuol dire anche calcolare gli imprevisti. Uno di questi, una delle tante sliding doors, è sbattuta in faccia a D’Aversa a 30’’ dalla fine della partita con il Sassuolo, quando con i cerotti, il tecnico del Parma stava per firmare un’altra impresa. E invece ha firmato il copione di una seconda parte di stagione in cui il Parma avrebbe fatto da comparsa, preso a pugni dal destino. Fallo di Busi su Ferrari, rigore trasformato da Caputo e vantaggio sgonfiato.
Lo si è capito allora, a gennaio, che sarebbe stato una specie di travaglio. Se ne è avuta la certezza dopo qualche partita, quando i legni contro la Sampdoria hanno strozzato in gola l’urlo di un vantaggio che si è materializzato a Verona, ma è durato poco. Il tempo di mettere al centro il pallone, per subire prima il gol (l’autogol di Conti, uno degli uomini che ha deluso maggiormente il tecnico, in termini di rendimento: e pensare che l’ha voluto D’Aversa a tutti i costi…). E’ stato peggio con l’Udinese, con la squadra di Gotti che ha riportato il Parma sulla terra nel giro di una ventina di minuti. Neutralizzando il doppio vantaggio che avrebbe ridato ossigeno a una squadra capace di farsi riprendere anche a Spezia, forte del 2-0. Pazzesco. Un’impresa al contrario, quella del club di Krause, con tante idee lodevoli ma confuse, offuscate dall’euforia di un mondo che con una mano ti dà e con l’altra ti toglie. Brutta bestia, il calcio. Altro che sliding doors, quella che sbatte sul muso del Parma a Firenze, minuto 94’, fa malissimo. L’autogol di Iacoponi (il secondo di stagione), ribadisce quanto sia difficile tentare di cambiare un destino segnato. Non resta che la matematica, qualche precedente e tante preghiere. Per portare a casa un’impresa che sarebbe da colossal, altro che film.