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Il Parma non va: dai nuovi (per ora) nessun aiuto

Il progetto Krause per ora non decolla: tra scelte sbagliate e poco tempo, serve una sterzata

Nel piano del risorgimento parmigiano, Kyle Krause ha messo in prima linea i giovani. Lo ha fatto perché nella sua logica da manager visionario, da capitano d’azienda, si fa così: si investe per poi raccoglierne i frutti. In un tempo più o meno definito. Un’iniziativa lodevole, accompagnata da un esborso economico importante, celebrato da tutti perché insolito. In questi tempi di vacche magre vedere le mani di un presidente scivolare verso il portafogli è una manna. E’ per lo meno sintomo di solidità economica e progettualità, di idee che non sono da tenere dentro un cassetto, ma che vanno innaffiate quotidianamente per far germogliare la pianta in nome di un’auto sostentamento finanziario che faccia camminare il Parma da solo. Sulle sue gambe.

L’idea è affascinante, valida, ma richiede tempo, appunto. Cosa che il Parma non ha. Il germoglio appena piantato va sostentato quotidianamente, altrimenti rischia di naufragare. E’ un po’ quello che sta succedendo al Parma, al progetto di Krause che ha ereditato – a quanto pare – una squadra stanca, con la pancia piena e la spina staccata (visti i risultati deludenti), che ha cercato di rivitalizzare con l’innesto di giovani talentuosi, sulla carta più che sul campo – sempre a quanto pare – senza riuscire ad evitare di finire nel baratro.

Probabilmente si sarà accorto tardi, Krause, che con l’idea di riempire di giovani calciatori alle prime esperienze in Serie A le fila del Parma – giovani provenienti da un altro calcio – ha finito per restituire ai suoi allenatori (Liverani prima, D’Aversa poi) una banda di cavalieri erranti. Non guerrieri pronti a fronteggiare i pericoli in battaglia, a difendere la pelle su ogni pallone pur di portarlo a casa. Per quanto lodevole, ambizioso e valido, il progetto di KK rischia di infrangersi nel mondo reale di un calcio che non ha tempo. Il Parma per portarlo avanti deve salvarsi, a tutti i costi. E’ ancora presto per conteggiare i rischi di una retrocessione eventuale, da mettere in conto a questo punto, essendo a 17 partite dalla fine penultimo in classifica, un punto sopra l’ultima squadra e tre punti indietro rispetto alla sedicesima.

Il mercato non ha funzionato, quelli che sono arrivati in estate hanno inciso poco o niente, quelli che sono arrivati a gennaio – se lo faranno – potrebbero incidere più in la. In mezzo a questa confusione c’è una squadra che sta naufragando, un allenatore che aveva fatto altre richieste (quasi impossibili, vedi Caicedo), e che deve fare in fretta per scongiurare una discesa ripida. Le scelte di Carli – spesso bypassate, alle volte non ascoltate – non si sono rivelate efficaci per adesso e, sulla barca che sta navigando le acque dello Stige, non si intravede ancora Caronte. Prima che la sua figura si materializzi, per accompagnare il Parma in Serie B, serve una sterzata decisa. Sperando che Krause non si riveli un Don Chisciotte del pallone. Il cavaliere di Cervantes ha confuso i mulini a vento con i giganti, lui i giovani pescati dallo scouting del club come salvatori della patria. Ma è troppo presto e ingeneroso per mettere sulle spalle di questi ragazzi, che si faranno sicuramente, croci più pesanti di quante ne possano sostenere.

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