
Dieci gol, nove assist, numeri d’alta scuola. La sorpresa è Cornelius
Kulusevski 9 – Un alieno atterrato al Tardini. C’è poco da dire: l’intuizione vincente di D’Aversa, di affidargli da subito la fascia destra, lo ha fatto grande e lui ha fatto grande il Parma. Dieci gol, nove assist, numeri d’alta scuola, verticalizzazioni improvvise, sgroppate incontenibili, alla deriva gli avversari anche più famosi: Dejan ha incantato tutti, e si è confermata la stella più luminosa di un Parma che – nei momenti di difficoltà – si è spesso poggiato sulle sue spalle forti. Fenomeno dentro e fuori dal campo, ha vent’anni solo sulla carta di identità, un sinistro da fuoriclasse e una visione di gioco ampia e da giocatore che vede lontanissimo. Grazie di tutto, ci mancherai.
Siligardi 6 – Dentro e fuori dalla lista, è il suo destino. Solo per essersi sempre messo a disposizione, andando oltre il teatrino della punizione per non aver accettato questa o quella destinazione, Luca meriterebbe un voto alto. Il campo, per quel poco che lo ha visto, ha mostrato un giocatore intermittente. Non è facile – va detto – giocare quindici minuti, uno scampolo di partita, entrare a gara in corso e con il peso di essere chiamato solo quando servi. Gli è spesso mancata la cattiveria agonistica, ma questa – assieme alla continuità – è l’arma che non gli ha permesso di scrivere la sua storia a certi livelli. La tecnica, il piede, quelli ci sono eccome.
Karamoh 5,5 – Arrivato come il top player della campagna estiva, Yann si è eclissato subito. La stella di Kulusevski gli ha fatto ombra, il resto lo ha fatto il mancato feeling con D’Aversa, i suoi modi non sempre accettabili (è finito fuori rosa, nel corso della stagione), qualche guaio fisico e la mancata applicazione. Per il resto, se dovesse restare ancora in maglia Parma, ci saranno cose – molte cose – da rivedere.
Inglese 6 – Sfortunato, la sintesi di tutto sta qua. In questa parola: è ritornato a gran voce, acclamato da tutti. Allenatore, direttore sportivo, proprietà e compagni. Un colpo solo sulla carta però, il campo glielo ha tolto il lungo calvario con il quale è stato costretto a convivere. Prima un problema alla caviglia, poi l’infortunio pesante con cinque mesi di riabilitazione. Il ritorno al gol nel derby – grazie ai tempi allungati dal lockdown – il peso dei ventidue milioni, l’animo di un guerriero vinto ma non battuto del tutto, con l’anima fragile ma combattiva. E’ pronto a ripartire. Il calcio ha bisogno di un anima gentile come Roberto.
Cornelius 7,5 – Quando ci si attendevano risposte dall’attacco senza Inglese, il vichingo entrava dalla panchina e la metteva dentro. Puntuale come un orologio svizzero, due triplette (al Genoa) e tanti gol da subentrato. A un certo punto era sul podio dei bomber più prolifici d’Europa, di quelli che entravano a gara in corso. Insomma: una bella scoperta, non continuo per via dei muscoli di cristallo, ma sempre positivo e mai rinunciatario. Anche quando D’Aversa gli ha chiesto di stringere i denti, lui l’ha fatto. Senza mai tirarsi indietro. Undici gol e quattro assist: altro giocatore valorizzato da D’Aversa.
Sprocati 5,5 – Qualche scampolo, poca convinzione, tanto potenziale inespresso. E un gol. Alla Roma, lui che è nato e cresciuto nella Lazio. Una bella rivincita. Per il resto: deve decidere cosa fare da grande.
Gervinho 7 – Quest’anno gli avversari lo hanno inquadrato. Certo, stargli dietro è sempre un bel problema, ma in questo campionato ha fatto le bizze, finendo fuori rosa e a un passo dalla cessione. Prima di gennaio, quando si è spenta la luce, Gervinho c’è stato. Poi è tornato a intermittenza: gol contro il Sassuolo (chiuderà con sette centri), quattro assist e numeri in calo rispetto al rendimento dello scorso anno. A Parma sembra aver finito la sua avventura, ma anche quest’anno il suo l’ha fatto. Se dite che poteva fare di più, ci trovate sicuramente d’accordo.
