Generosissima prova dei crociati che cadono a testa alta contro la Lazio ma recriminano per due rigori solari non concessi nella ripresa
Il Parma ieri non meritava di perdere. Non solo per le occasioni costruite, soprattutto, nella ripresa ma anche a causa di alcuni decisioni arbitrali che hanno lasciato tanta rabbia e l’amaro in bocca. La Lazio si è confermata una squadra di grande qualità, in grado di lottare per lo scudetto, anche se stavolta deve “ringraziare” l’arbitro Di Bello e la Var che, inspiegabilmente, non sono intervenuti nella ripresa a sanzionare i due più che sospetti contatti in area tra Marusic e Alves e poi tra Acerbi e Cornelius.
CAICEDO DI RAPINA. La prima chance è dei padroni di casa al 9′ quando Strakosha si deve distendere a togliere dall’angolino basso una punizione di Kurtic. Sull’altro versante il rasoterra di Immobile sfiora il palo prima che l’incornata di Caicedo si riveli debole e centrale. L’attaccante ecuadoriano si rifarà al 41′ girando in fondo al sacco un traversone da destra di Luis Alberto “sporcato” da un tocco dubbio di Immobile col braccio, non evidenziato dal Var.
ASSALTI GENEROSI. Nella ripresa il Parma si riversa generosamente in avanti e crea i pressupposti per il pareggio. Luiz Felipe si immola a deviare in corner il diagonale a botta sicura di Gagliolo poi Strakosha alza sopra la traversa un destro a giro di Caprari subito dopo la trattenuta di Marusic ai danni di Alves giudicata in modo regolare dal direttore di gara e dalla tecnologia. Kucka impegna ancora il portiere biancoceleste e sulla ribattuta la palla finisce sui piedi di Gagliolo che da posizione favorevole non centra lo specchio.
VAR, DOVE SEI? Poi allo scoccare del novantesimo l’episodio chiave che farà comprensibilmente infuriare il popolo crociato. Cornelius va a terra in area, strattonato da Acerbi, ma arriva una punizione in favore della Lazio. Un fallo nettissimo e solare che avrebbe meritato quanto meno un’analisi al video del Var ma nè Di Bello nè Banti ritengono di dover rivedere la decisione originaria. L’ultimo tiro da destra del neoentrato Kulusevski non si spegne distante dall’incrocio dei pali e non fa altro che accrescere i rimpianti per una sconfitta immeritatissima e, probabilmente, ingiusta in termini di regolamento.
