La sconfitta contro la Spal ha palesato due situazioni: il calo psicologico di una squadra poco pronta e l’intervento immediato sul mercato
Il giorno dopo, se possibile, è ancora più dura. Perché hai più tempo per pensare a quello che non hai fatto e che avresti potuto fare. Detto che un incidente di percorso può capitare in un cammino pieno di ostacoli, la sconfitta con la Spal è pesante per almeno due motivi. E il Parma potrebbe alla lunga risentirne.
Il primo, su tutti: una rimonta subita in 20′ fa sempre male, soprattutto se lasci tre punti sul campo di gioco a fronte di un 2-0 maturato dopo una prestazione molto positiva – almeno per un’ora. Chissà se D’Aversa, come Di Francesco, diventa matto se ci pensa. Il tecnico della Roma, a fine partita, non è riuscito a darsi una spiegazione pensando alla rimonta subita contro l’Atalanta capace di segnare 3 gol e sfiorarne anche qualche altro. “Ci è andata bene – ha detto in conferenza stampa, cosa che non ha potuto dire né pensare Roberto D’Aversa -“.
Il calo psicologico dei giallorossi, per certi versi e con le dovute proporzioni, è molto simile a quello che ha spento la luce di un Parma perfetto, in palla e padrone della partita fino al minuto 70. Da lì in poi, i problemi di D’Aversa che si erano nascosti benissimo, fino a smaterializzarsi, dietro ai gol di Roberto Inglese, di colpo sono rifioriti nel deserto di idee che ha paralizzato il suo Parma. Possibile che Semplici, con una mossa o due (gli innesti di Valoti e Antenucci per Valdifiori e Simic e conseguente passaggio di modulo) abbiano imbrigliato così tanto D’Aversa incapace di reagire e trovare le contromisure? Sì, o forse no, nel senso che non è stato solo quello. E qui, subentra l’altro motivo per cui la sconfitta contro la Spal, clamorosa quanto vuoi, brucia.
Brucia perché se la classifica non ne risente tanto (detto che una cosa è affrontare il prossimo mese di fuoco in cui spiccano le sfide con Juventus, Inter e Napoli nell’ordine, con 31 punti ipotetici e reali fino al 70′ della gara con la Spal e un’altra con i 28 attuali), la testa dei giocatori sì. “Adesso c’è un gruppo da risollevare psicologicamente – ha detto domenica in conferenza stampa D’Aversa – pensiamo solo a quello“.
E il secondo motivo è strettamente correlato al mercato, se volete. Perché con la Spal, il tecnico nato a Stoccarda ha palesato anche la difficoltà (non è la prima volta), di affidarsi a forze fresche e ricorrere all’aiuto della panchina. Con Dezi e Munari (riabilitato dopo l’operazione al crociato di nove mesi fa), D’Aversa ha dovuto affidarsi per forza di cose a gente come Kucka, Scozzarella e Barillà, non pronti fisicamente, non al 100% della loro condizione fisica. Una condizione precaria nascosta, ripetiamo, dai due gol di Inglese e da una gara tattica che per oltre un’ora è stata perfetta. Avrebbe potuto forse cambiare prima uno dei due centrocampisti per avere una maggiore copertura sugli esterni? Forse, ma il giorno dopo è facile fare gli oracoli e – se volete – anche per questo fa ancora più male.