Il jolly dell’ex Dimarco a San Siro contro l’Inter non basta a salvare il bilancio dei subentranti che non riescono a dare nuova linfa alla squadra
E LA PANCHINA?. La sconfitta di San Siro contro il Milan ha evidenziato in maniera lampante un grosso problema del Parma in queste prime quattordici giornate di campionato: la scarsa consistenza della panchina e di chi entra a gara in corso per provare a dare, almeno in teoria, nuova linfa e vitalità alla squadra. Finora gli unici ingressi veramente positivi sono stati quello di Dimarco nell’altra trasferta stagionale a Milano in casa dell’Inter, quando all’intervallo prese il posto dell’infortunato Gobbi e nel finale pescò il jolly dalla distanza, di Gervinho che tentò di cambiare ritmo nell’ultimo quarto d’ora al cospetto della Spal e di Bastoni, già positivo nel 3-1 nella tana del Genoa e autore di un intervento salva risultato in scivolata con il Frosinone in superiorità numerica.
POCA SCELTA. Poi il nulla o quasi. Alcuni apprezzabili spezzoni di Gazzola e Biabiany, nell’ultimo derby emiliano col Sassuolo, accompagnati dall’amara sensazione che D’Aversa si stia affidando ad uno zoccolo duro anche per una reale mancanza di alternative. Ad oggi appaiono solamente due i veri ballottaggi in formazione: il ruolo di regista conteso da Scozzarella e Stulac, ora rimontato e scavalcato nelle gerarchie dall’ex centrocampista del Trapani, e di esterno destro d’attacco, in cui si stanno alternando Siligardi, soprattutto al Tardini, e Biabiany, da sfruttare in velocità lontano dalle mura amiche.
MILANO DOCET. Premesso che certi elementi come Inglese, Gervinho, Alves e Grassi non possono avere in organico dei sostituti di uguale e pari livello, non ha destato una buona impressione l’inserimento di Ciciretti, chiamato in causa dopo l’infortunio dell’ivoriano e incapace di regalare un guizzo dei suoi. Una prestazione scialba, impalbabile e fumosa che ha palesato una volta di più le difficoltà a calare l’asso dalla manica nella ripresa: significativo che, in una situazione di svantaggio, gli ultimi due cambi siano arrivati dal 78′ in poi, prima la staffetta Stulac–Scozzarella e il secondo attaccante, Ceravolo, impiegato già otto volte da subentrante ma dalle caratteristiche diverse rispetto a Inglese, abbia messo piede in campo solamente a sei minuti dalla fine senza peraltro incidere come accadeva più spesso in serie B.
ATTENUANTI. Sicuramente gli infortuni hanno limitato e non poco il ventaglio di scelte a disposizione. Se si escludono giocatori più esperti del calibro di Gazzola, Gobbi e Rigoni, che in una rosa in lotta per la salvezza ci possono stare alla grande non reclamando il posto fisso, molti altri, un nome su tutti Sprocati, utilizzato solo 12′ a Napoli, non offrono le necessarie garanzie per poter dare qualcosa in più ai compagni nel momento del bisogno.