L’ex dirigente di Milan e Barcellona ha lavorato con l’allenatore a Cremona: “Mi ha colpito la sua umiltà. Pirlo? Giusto dargli fiducia, era un maestro”
Ariedo Braida è stato uno dei giocatori a cui l’ex presidente del Parma, Fulvio Ceresini, è rimasto più legato. Anche se ha dato meno rispetto ai vari campioni che hanno incantato il Tardini nel corso degli anni. L’ex dirigente di Milan e Barcellona resta però legato all’ambiente. “Il ricordo più bello? È un gol-vittoria nel derby con la Reggiana – dice Braida in un’intervista a Il Secolo XIX – , mi fecero una grande festa. Ero un attaccante generoso, cercavo sempre il gol, combattivo, avevo l’entusiasmo di chi ama quel che fa, come l’ho avuto da dirigente. La passione ti spinge oltre l’ostacolo, ti anima. In quel Parma c’era Ancelotti ch mi ha dato tante gioie al Milan”.
Un po’ come Pirlo, oggi allenatore della Samp che sfiderà il Parma al Tardini domenica. “È stato un professore – spiega Braida -. Nel Milan, in quel ruolo, era già allenatore in campo nel modo di esprimersi e di vedere il calcio. E poi aveva la magia: nella tecnica, nei piazzati, era straordinario. Pecchia? Ci sentiamo, sono contento che faccia bene. Il primo anno subentrò e ci salvammo, poi la promozione. Mi conquistarono la sua umiltà, la voglia di rilanciarsi, gli anni con Benitez e le sue esperienze all’estero sono stati importanti. Come si vince? Serve entusiasmo, fame e voglia che sono imprescindibili. Gli allenatori devono essere bravi a tirare fuori il meglio ma a monte servono calciatori di valore. E io credo che nella scelta gli algoritmi possano aiutare, ma non guidare, come anche l’intelligenza artificiale. Il calcio non è matematica o scienza, ci sono tanti aspetti, sentimenti, emozioni, famiglia, affetti, carattere. Nel calcio c’p per forza approssimazione ma se vedi che nel lungo periodo uno indovina le scelte allora capisci anche il valore di chi decide“.