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Pecchia riparte dai fedelissimi

Delprato, Estevez e Benedyczak: sono i calciatori chiave per il tecnico di Formia che va all’assalto della Serie A

Di Fabio Pecchia dicono, tra le altre cose, anche che nel corso della sua carriera non abbia mai avuto figli e figliastri tra i calciatori che ha allenato. Nella sua filosofia di tecnico e gestore di uomini, prevale certamente la meritocrazia. Nelle squadre di Fabio Pecchia giocano solamente i calciatori che meritano di giocare e che in settimana si mettono in mostra con fatica e dedizione. Che poi è quello che serve per strappare una maglia da titolare alla domenica. Andando verso il primo tour de force dell’anno, ovvietà, ci sarà bisogno di tutti. Ma soprattutto dei fedelissimi. Come la maggior parte degli allenatori, anche Pecchia ha degli insostituibili. Giocatori su cui poggia tutto l’impianto. Per queste cinque partite in venti giorni ripartirà probabilmente da tre di loro. Questione di conoscenze approfondite, di caratteristiche tecniche e tattiche che si sposano benissimo con l’idea del suo calcio. E di fiducia.

È difficile, attualmente, immaginare un Parma senza Enrico Delprato, Nahuel Estevez e Adrian Benedyczak. Il primo è il capitano, il secondo l’equilibratore e ago della bilancia, il terzo è il calciatore che garantisce maggiormente rapidità e attacco della profondità come vuole Pecchia. Capitolo Delprato: non si dà la fascia di capitano come ha fatto Pecchia dopo l’addio di gente come Buffon e Vazquez, a un giocatore di cui non si riconoscono doti di intelligenza tattica e carisma dentro e fuori dal campo. C’è anche la questione empatica da non sottovalutare con il resto del gruppo. Delprato è l’anello di congiunzione tra il gruppo e il tecnico. Trasmette dentro e fuori dal campo il pensiero di Fabio Pecchia e con lui c’è un rapporto di totale fiducia.

C’è fiducia anche in Nahuel Estevez, una fiducia totale. È l’unico giocatore del Parma tra campionato e Coppa Italia ad aver giocato 90′ a partita per cinque partite. L’equilibratore perfetto per il tipo di gioco del Parma basato su aggressione e riconquista. L’argentino sporca le linee in un calcio fatto di movimenti intelligenti, ad anticipare l’avversario, a impedirgli di arrivare sul pallone, a contrastare e tamponare. Tocca all’argentino cantare e portare la croce (aiutato il più delle volte da Hernani o Bernabé). A 27 anni, Pecchia lo vuole leader. Più che mai.

Così come vorrebbe leader, sempre dentro il gioco, Adrian Benedyczak. Il polacco è l’espressione più grande di crescita sotto la sua gestione. Adesso è maturato, segna, assiste i compagni ma ogni tanto esce dalla partita. Stacca la spina salvo rientrarci. Ha mezzi atletici importanti, quelli che servono per diventare un attaccante moderno. La convocazione a sorpresa, o quasi, con la Polonia dei grandi è stato il giusto premio. Benek tornerà a acasa senza aver giocato un minuto, ma di sicuro lo ‘stage’ al fianco di Lewandoswski sarà stato formativo. È già a dieci gol nel 2023, ha tutto il tempo per aggiornare il suo score. A partire da Catanzaro.

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