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Zola nella Hall of Fame: “Quel Parma era una squadra fortissima”

“Meritavamo qualcosa in più in campionato”

Era un numero dieci all’epoca dei grandi numeri dieci, quando la fantasia era al potere e per misurare il talento bastava un numero di maglia. Dopo Roberto Baggio, Alessandro Del Piero e Francesco Totti, Gianfranco Zola va a completare il poker di fantasisti della ‘Hall of Fame del Calcio Italiano’ facendo il suo ingresso trionfale in compagnia di un altro numero uno tra i numeri dieci come Zinedine Zidane. “La compagnia non è male“, esordisce scherzando. “Sono sorpreso e compiaciuto di ricevere questo riconoscimento“. In un periodo storico in cui in Italia gli attaccanti sono merce rara, anche i trequartisti sembrano ormai una specie in via di estinzione. Mancini ha attribuito questa carenza di talenti anche al fatto che i bambini non giochino più a pallone per strada: “Roberto ha ragione. Un tempo i giocatori venivano fuori dalla strada o dalla parrocchia, io sono tra quelli. Giocando in strada ti abitui a uscire dagli schemi, sei più creativo, mentre in un settore giovanile cresci in un ambiente più organizzato e strutturato. Dopo l’avvento di Arrigo Sacchi in Italia si è puntato di più su giocatori schematici che estroversi, questo ha portato dei benefici, ma è stata trascurata la creatività. L’ho appurato andando a giocare in Inghilterra, dove si lavorava molto meno sulla tattica ma si dava più spazio all’improvvisazione, al dribbling, favorendo così anche il ritmo e l’intensità di gioco“. Il calcio è cambiato, il regista a ridosso delle punte sembra ormai superato e anche il talento ha dovuto traslocare, spesso sulle fasce: “Calciatori con caratteristiche simili alle mie come Politano, Zaccagni o Verde vengono fatti giocare oggi come esterni. Il contesto è cambiato e sono chiamati a sviluppare qualità diverse. Altri, come Pellegrini, giocano a centrocampo”.

La favola calcistica di Zola ha vissuto una parentesi anche a Parma, dove arrivano i primi due trofei internazionali, una Coppa e una Supercoppa UEFA, ma anche il 6° posto nella classifica del Pallone d’oro 1995: “Era una squadra fortissima, che avrebbe potuto raccogliere di più anche in campionato“.

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