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Fournier: “Bisogna essere competitivi, non è facile tornare in Serie A”

Il nuovo responsabile dell’area Sport: “Non possiamo avere la presunzione di pensare che, siccome siamo il Parma, dobbiamo essere promossi”

Una stretta di mano decisa, un giro di saluti a tutti i giornalisti presenti. Comincia così l’avventura di Julien Fournier alla guida dell’area sportiva del Parma. “Scusate se non parlo in italiano, imparerò al più presto possibile, ve lo prometto. Per comunicare con voi in tempi brevi“. La sua missione è quella di creare una squadra, un team. C’è da dire che fino ad oggi, per un motivo o per l’altro, il Parma poche volte è stato squadra. A lui un compito dunque arduo per portare questo club in alto, come da progetti. “Ho avuto modo di vedere le prime partite del Parma, mi è piaciuto l’approccio, l’atteggiamento offensivo. Ma la posizione in classifica è quella che è, anche se siamo alla quarta o quinta partita. Ma non mi sentirete mai dire ‘Andremo in Serie A’, piuttosto dirò sempre che il Parma deve esserci, deve essere competitivo. 

Quando arrivi in un nuovo club, da straniero, è fondamentale comprendere esattamente il mondo in cui si entra, prima di assumere qualunque tipo di decisione. Devo ammettere che ho una vera e propria ossessione rispetto alla competizione, dopo 12 anni al Nizza il mio primo pensiero è stato quello di riposarmi. Quello che però mi ha convinto a scegliere il Parma è stata la storia del club. Ho avuto modo di ottenere informazioni da Thuram, suo figlio giocava a Nizza con noi. Per me è stato fondamentale ricevere un feedback positivo

Non sono qui per giudicare chi è stato qui prima di me, è difficile gestire una squadra di calcio. Ho un’idea di cosa sia il Parma, ma con gli occhi di uno straniero. Voglio entrare nella società per capire come funziona. Voglio continuare chi lavora all’interno della società, per aggiungere valore. Ma mi serve un po’ di tempo. Prima voglio comprendere la società, è questo il primo obiettivo che mi pongo. 

Non sono il tipo di persona che si ritiene la persona fondamentale, il mago che ha la bacchetta magica e che risolve tutto. Il mio obiettivo principale è quello di creare un team, una squadra. La squadra dietro la squadra. Ho notato che ci sono già diverse competenze interne, gente che conoscono il calcio italiano e con le quali intendo collaborare. Qui tutti mi chiamano direttore, il direttore. Ma non sono una persona che ha potere, ho una responsabilità. La responsabilità di creare un team, una squadra. 

Il calcio è calcio ovunque, ogni Paese ha le sue caratteristiche, il suo modo di intendere il calcio. L’apertura mentale è un dato fondamentale, io arrivo qui sapendo che è necessario rispettare la cultura.

Il mio intento è conoscere la società, non mi piace la rivoluzione. Mi piace avere successo e voglio essere competitivo. Ho bisogno della collaborazione di tutti. Qua mi hanno dedicato una accoglienza strepitosa. Sento una responsabilità perché sono in questa società, importante. La mia prima reazione, quando ho sentito Parma, è stato di dolore. Ho pensato al 1999, quando il Parma vinse con il Marsiglia. C’ero anche io. C’erano Thuram, Cannavaro, Baggio, lo stesso Buffon. Ma l’idea mi ha entusiasmato. So in che società sono. Sono consapevole della responsabilità, ma se devo essere onesto provo onore. 

Sono arrivato qui lunedì, ho incontrato già il mister in occasione della partita delle ragazze. Ma non ho incontrato i calciatori, vorrei prima conoscere meglio la società e le persone che lavorano dentro“.

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