L’ex presidente del Parma analizza la stagione anonima dei crociati. “Squadra male assortita più con una mentalità da scout”
L’ex presidente del Parma, Fulvio Ceresini, ha analizzato attraverso un lungo post su Facebook la stagione fallimentare del Parma, già matematicamente fuori dai play-off a tre giornate dalla fine. “PARMA CALCIO 2021-2022. UNA PESSIMA ANNATA. Dopo il disastroso campionato dello scorso anno , conclusosi con una mortificante retrocessione, che fa ancora male ricordare , credo che nessuno si sarebbe aspettato una annata così anonima , della serie ..”Mai una gioia” , stile reggiana per intenderci. Si pensava e si sperava , come d’altra parte era stato anche preannunciato dalla società , oltre che per gli investimenti fatti, che sarebbe stata una corsa verso la serie A, dimenticando però che prima di correre ,è necessario imparare a camminare. Dico questo perché mi sono fatto l’idea, per quello che conosco del mondo del calcio, e per quello che posso aver capito della gestione di questa annata, che da parte della società si sia pagata in generale una buona dose di inesperienza e quantomeno una scarsa conoscenza della categoria che si sarebbe dovuto affrontare. L’inesperienza del Presidente Krause, che non smetterò mai di ringraziare per aver scelto Parma, è più che comprensibile. Si è da poco affacciato nel mondo del calcio , mondo molto complesso e ancor più complesso per lui che proviene da un continente dove la cultura dello sport professionistico in generale è molto diversa da come viene vissuto il calcio da noi. In America le manifestazioni sportive sono principalmente intrattenimento e sono vissute più come un fatto estetico che passionale, si va allo stadio a passare la giornata, a mangiare hot dog e patatine, a bere Coca Cola e tra musica a tutto volume e cheerleader che ballano, si guarda anche una partita e il risultato finale passa in secondo piano. Una certa inesperienza e/o quantomeno una scarsa conoscenza della realtà del campionato Italiano di serie B, credo si sia palesata anche da parte dei direttori, due manager che hanno trascorso la maggior parte delle loro carriera occupandosi, nelle società dove hanno operato , principalmente di settori giovanili e di scouting. L’area scouting è un settore importante in una società di calcio ma si occupa esclusivamente di monitorare giovani calciatori nel mondo e di segnalarli in società , per un possibile acquisto. Gli scout non si occupano di costruire la squadra, nè di scegliere gli allenatori e ancor meno si occupano della gestione del gruppo durante l’anno, anzi di norma non hanno in pratica nessun contatto diretto con la prima squadra. Vero è che i nostri direttori avevano già operato insieme a livello di prima squadra, dieci anni fa a Novara, a ruoli invertiti Pederzoli direttore sportivo e Ribalta collaboratore e capo scout, ma quell’esperienza è durata pochi mesi, poi in prevalenza, salvo alcune eccezioni , come nel caso di Pederzoli con Presidenti come Corioni e Cellino, ottimi presidenti, ma diciamo così, un po’ particolari, che ho conosciuto molto bene, che non lasciavano molto spazio ai loro collaboratori, poi tanto settore giovanile e scouting. Il considerevole numero di nuovi giocatori arrivati, di tante nazionalità diverse e la scelta di un allenatore di una squadra giovanile estera, credo spieghi bene il fatto che si siano mossi più che con una mentalità da direttori di una società di serie B, proprio come degli scout come d’altra parte è la loro formazione professionale. Ne è uscita purtroppo una squadra male assortita e nonostante i tanti giocatori arrivati, anche scoperta in alcuni ruoli, non si è poi mai riusciti ad acquisire un minimo di “mentalità vincente”, (la foto della festa negli spogliatoi dopo il Pordenone, pubblicata dalla società,spiega bene il concetto), la scelta poi di affidarne la guida ad un allenatore praticamente alla prima esperienza nel calcio professionistico e come non bastasse con idee diciamo così “sperimentali” ha fatto il resto“.