“Vogliamo ridurre i disagi per la città e allo stesso tenere lo stadio chiuso il minor tempo possibile per non accrescere la disaffezione dei tifosi”
“Molto probabilmente avremo un cantiere monofase di 18-24 mesi. L’ipotesi è quindi quella di chiudere il Tardini per un anno e mezzo a cavallo fra i campionati. Vogliamo ridurre i disagi per la città e allo stesso tenere lo stadio chiuso il minor tempo possibile per non accrescere la disaffezione dei tifosi e ridurre anche i costi da affrontare per disputare le partite in un altro stadio fuori città“, ha detto Stefano Perrone, chief operating officier del Parma, a proposito dei tempi di realizzazione del progetto del Nuovo Tardini, presentato ieri nella seduta congiunta delle commissioni consiliari “Urbanista ed edilizia”, “Sport e tempo libero” e “Patromionio”. Il nuovo Tardini era al centro del dibattito. “Vogliamo superare l’effetto militarizzazione maturato dagli anni Novanta in poi – ribadisce Perrone, come riportato da Repubblica -. Se migliorano afflusso e deflusso, migliora la sicurezza e diminuisce l’impatto per i residenti e tutto il vicinato. Questo è un elemento portante del progetto. Lo stadio Tardini è lì da cento anni e attorno è cresciuta una città. Le problematiche di gestione sono inevitabilmente aumentate e le soluzioni che intendiamo adottare sono molto mitigratici.
Uno stadio nuovo non può che normalizzare la situazione. I costi sono importanti, l’operazione non è semplice ma è inserita in un piano economico finanziario ed è interesse del club procedere in modo corretto. Le spese di manutenzione saranno alte ma mai come quelle sostenute attualmente per un impianto che è ormai degradato e rischia Tardini attuale rischia la decadenza. Abbiamo davanti una grande opportunità impiantistica che potrà dare la possibilità anche di ospitare eventi calcistici internazionali portando indotto e finanziamenti. Serve un salto di qualità con un progetto ch eha standard Uefa“.