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Nuovo Inizio e quel mondo ribaltato in 10 mesi

L’eredità della vecchia proprietà: tra una cessione fatta per garantire un futuro al Parma e i retroscena delle scelte sportive

Il mondo Parma in soli dieci mesi è stato capovolto: si è passati da un nono posto in Serie A, condiviso con altre squadre, a una retrocessione aritmetica, consumatasi nella triste e desolatamente vuota cornice dell’Olimpico Grande Torino. Dove tutto il 20 giugno del 2020 era ripartito. Il simbolo del rinascimento del calcio post covid ha finito per essere il teatro della resa del Parma americano. Dieci mesi fa erano i soci di Nuovo Inizio ad essere protagonisti. Oggi non sono più alla guida ma sono finiti pure loro nel tritacarne della conta degli errori e nella percentuale delle colpe. Certo, da un disastro simile nessuno si può chiamare fuori, principio che vale anche per Barilla, Pizzarotti & Co.

Ma chi, sui social,  accusa i 7 di avere speculato o di essersi ‘gonfiato il portafoglio’ sembra non tener conto di una cosa. Dalla rifondazione alla cessione del Settembre 2020, nel Parma sono stati immessi 58 milioni di Euro. Di questi, circa 20 sono stati lasciati sul tavolo dal cinese Lizhang e 38 messi dai soci parmigiani. Per l’acquisto del Parma Krause ha riconosciuto ai soci ‘solo’ 27 milioni di euro (più 3 di bonus tra qualche anno), ma impegnandosi ad una corposa iniezione di capitale nelle casse della società, sia per far fronte ai circa 55 milioni di impegni netti verso le altre squadre spalmati nei prossimi 3 anni (i famosi riscatti di Faggiano), sia per i nuovi investimenti di mercato, effettuati in modo significativo dalla nuova proprietà, con oltre 43 milioni investiti nel mercato estivo e almeno altri 20 nel mercato invernale. Analizzando bilanci e contratti è chiaro che nell’impostare la trattativa con Krause, Nuovo Inizio ha voluto garantire un futuro roseo al Parma, privilegiando gli investimenti nella società rispetto al rientro del capitale e accettando di buon grado di uscire in perdita, di circa una decina di milioni, da una partita potenzialmente lucrosa, in cambio della sicurezza di aver stabilizzato il Parma dal punto di vista finanziario.

Se dal punto di vista economico e finanziario addossare responsabilità a Nuovo Inizio non ha senso, le cose invece cambiano sul lato sportivo. Ai vecchi soci i tifosi non perdonano la scelta di Carli come ds. E i risultati da questo punto di vista, sono impietosi. 20 punti raccolti sinora in un campionato rispetto agli investimenti effettuati, sono un bilancio più che misero, con pochi precedenti. Va detto però che Carli era arrivato a Parma per eseguire tutto un altro programma. Cessione di molti della vecchia guarda (Sepe, Gervinho erano i primi della lista) anche a prezzi di saldo, alleanze con alcuni club per prestiti (Colley, Lammers, Scamacca, Diallo alcuni nomi su cui si era vicini all’accordo) e investimenti limitati ma mirati (Barak il primo nome fatto con Liverani, oltre a calciatori di B come Sabelli). Un piano al risparmio, certo. Che Nuovo Inizio aveva annunciato con chiarezza in una affollata conferenza stampa, perché non poteva più chiedere ai suoi soci di immettere decine di milioni di capitale annui, specialmente in tempo di Covid.

Si sarebbe retrocessi ugualmente? Difficile dirlo. Certo, alla luce del contributo in campo della vecchia guardia, fare peggio di come poi è andata sarebbe stato difficile. E guardando i conti in dissesto di molte società e la crisi che il Covid ha portato nel calcio, l’attenzione di Nuovo Inizio ad un ridimensionamento dei costi non era così fuori luogo. L’improvviso (il primo contatto risale all’inizio di Agosto) arrivo di Krause ha però cambiato tutto. Niente più cessione di calciatori della  vecchia guardia, niente prestiti, investimenti importanti ma solo su giovani di proprietà. Input chiarissimi e specifici della nuova proprietà. Intenzioni sulla carta lodevoli, ma che forse avrebbero dovuto essere perseguite dall’area tecnica, ostacolata nel dialogo con i Krause, con più mestiere e malizia.

E’ comunque innegabile che la confusione estiva sulla direzione sportiva e il passaggio di proprietà, abbiano  sicuramente avuto un peso nello sviluppo negativo dell’annata. Anche se la cessione non può essere certo considerata dai tifosi come un fulmine a ciel sereno, visto che dal primo giorno della sua gestione, Nuovo Inizio aveva chiarito che il loro intervento di rilancio del Parma era temporaneo. E che un’occasione come Krause, solidissimo dal punto di vista finanziario e innamorato del calcio e dell’Italia, non poteva non essere colta nel momento in cui si presentava. La vecchia proprietà poteva e doveva essere comunque più presente quest’anno? Se si pensa a quanto Ferrari, Pizzarotti, Malmesi & Co abbiano inciso negli anni passati nello spogliatoio nei momenti chiave, sia quando c’era da risollevare il morale ma anche  o soprattutto quando c’era da richiamare qualcuno alle proprie responsabilità, verrebbe da dire di sì. Chi frequentava Collecchio ricorda ancora bene l’attenzione e l’impatto dei proprietari nelle dinamiche quotidiane. Basti pensare a quanto successo prima di Reggio o dopo Empoli e Cesena in B o Samp l’anno scorso.

Ma per quanto Nuovo Inizio sia ancora presente nel capitale sociale con il 9%, la gestione del Parma Calcio, dalla composizione del Cda alla leadership strategica e quotidiana nel club, è da Settembre al  100% di appannaggio alla famiglia Krause. E, nonostante gli ottimi rapporti tra le parti,  è giusto e doveroso che sia così, soprattutto per chi ha maturato grandi esperienze e successi imprenditoriali negli Stati Uniti come Kyle Krause e oggi ha tutta la voglia e l’intenzione di aprire un ciclo vincente anche nel calcio. Nuovo Inizio è uscita completamente dalla gestione ed appartiene ormai al passato del Parma. O meglio alla storia, visto i risultati ottenuti in questi ultimi 5 anni. Una storia made in Parma e forse una delle ultime proprietà ‘romantiche’  in un calcio ormai manageriale, anche se non è stata perfetta e non è esente da colpe per questa stagione disgraziata.

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