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La rinascita in 2′: le mosse di Bob e la voglia di Inglese

Ribaltato il derby, riacciuffato il Bologna e centrato il primo obiettivo: quota40

E’ finita come è finita all’andata. A parti invertite. Il Parma ha trovato il 2-2 a un passo dalla fine, all’ultimo respiro Inglese ha allungato il gambone e si è ripreso – in parte – quello che gli infortuni gli hanno tolto. Un punto è pur sempre un punto, importante. Fondamentale. Ma non è niente in confronto alla gioia assaporata da Roberto Inglese, che dopo dieci mesi è tornato al gol. 286 giorni dopo, trascorsi tra infortuni e tormenti, dubbi tanti, certezze poche: la famiglia è una di queste. La stessa che gli ha dato la forza per andare avanti nei giorni più complicati, in quello che è stato sicuramente il periodo più brutto della sua carriera ‘forse della mia vita’ ha detto Inglese dopo la partita contro il Bologna. Che ha segnato sicuramente la sua rinascita, forse quella del Parma.

Evitata la quinta sconfitta consecutiva, la banda di D’Aversa appare più serena e meno stanca. Il finale della partita contro il Bologna ha permesso ai crociati di buttare il cuore oltre l’ostacolo, di sopperire alla stanchezza che ha generato confusione nel primo tempo. Quando il Parma è finito in balia del Bologna, più pimpante, con idee chiare, brava a tessere la tela e prendere in mano il reparto mediano attraverso la forza di Medel, la grinta di Dominguez e le geometrie di Soriano, con Sansone e Orsolini che spesso venivano a giocare dentro al campo favorendo l’ingresso nei corridoi delle mezzali.

I giocatori di D’Aversa in ritardo per i primi 45’, perdevano un tempo di gioco e il mismatch fisico era evidente. Lo si evince dai numerosi contrasti persi, dai duelli personali e dalle palle recuperate: 40 a 63 per il Bologna. Nel secondo tempo la musica è cambiata. Parzialmente, lo dicono i numeri: 13 tiri a 9 per il Parma, 5 in porta per gli uomini di D’Aversa, 8 fuori, per 5 occasioni da gol a 4. Da questi numeri, dalla voglia di non arrendersi e dagli ultimi due minuti della partita, in cui il Parma è riuscito a trovare due gol, bisogna ripartire, mettendo – se possibile – da parte l’assenza ingiustificata del primo tempo. Con Karamoh non al meglio, Kulusevski che aveva certamente bisogno di un turno di riposo, al pari di Gervinho appannato e di Caprari che ha trascorso due giorni a Roma per un permesso, D’Aversa è stato costretto a schierare Darmian nel tridente, come all’andata. La scelta non ha sortito l’effetto sorpresa sperato, Kurtic e Hernani non hanno lavorato bene dentro al campo, Sprocati è scomparso per non ricomparire mai, Kucka al centro dell’attacco non è servito a tanto. Mosse obbligate, quelle del tecnico crociato, che solo nel secondo tempo ha potuto attingere alla forza della panchina. Questa volta chi è entrato ha fatto il suo dovere. Poi ci ha pensato Inglese a mettere la parola fine su una storia che ancora continua.

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