L’ex presidente gialloblù: “Del passaggio a Manenti non sapevo nulla. Ci hanno teso una trappola. Un giorno spero di tornare al Tardini”
Per Tommaso Ghirardi è arrivato il momento di raccontare la (sua) verità. L’ex proprietario del Parma ha deciso di tornare sui fatti del 2015, quando la sua squadra si trovo sull’orlo del baratro a causa di una gestione dissennata che da lì a poco porterà al fallimento. L’imprenditore, oggi 45enne, ha scelto di svelare il suo punto di vista sulle pagine di QS: “Tutto è iniziato quando emersero i primi problemi con la licenza Uefa per dei contributi non pagati. Assurdo appellarsi a una cifra così piccola dopo i milioni che avevo risanato. Da lì ho capito che i giochi di potere avevano fatto in modo che io giovane presidente e il mio piccolo grande Parma fossimo capitati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ci avevano teso una trappola e così la mia voglia di portare in alto il club si spense“.
Da lì su un susseguirsi di errori e imprevisti: “A ottobre incontrai Rezart Taci: in mezz’ora discutemmo del prezzo e facemmo scrivere il preliminare. La vendita fu regolare, il passaggio a Manenti non mi riguarda e ci sono le sentenze a dimostrarlo, ma la bomba era esplosa e tutto ricadde su di me. Da lì in poi iniziò un incubo con perquisizioni e voci infamanti su di me, ma le accuse si sono rivelate infondate. Col senno di poi non rivenderei a Taci. Oggi vivo ancora con la scorta e seguo poco il calcio, ma ho mantenuto dei buoni rapporti con alcuni presidenti. Un giorno spero di poter tornare al Tardini“.