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Cannavaro: “Serve tolleranza zero, così ne usciremo tutti”

L’ex difensore del Parma porta la testimonianza dalla Cina. “Il virus non ha frontiere, bisogna essere intransigenti. Stop al calcio inevitabile”

L’ex difensore del Parma e della Nazionale, Fabio Cannavaro, attualmente allenatore del Guangzhou, racconta al Corriere dello Sport la propria esperienza dalla Cina legata all’emergenza coronavirus. “Questo virus è di tutti, non fa distinzioni e si sta diffondendo ovunque: io sono qua, in Cina, con mio fratello Paolo, abbiamo le nostre famiglie, le mogli, i figli, i genitori, nostra sorella a Napoli e non basta il ponte telefonico quotidiano per rassicurarci. Non vorremmo essere travolti dal panico ma il timore è enorme“.

REGOLE. “C’è stato immediato ricorso alla tolleranza zero, che deve essere recepita anche da noi, senza superficialità, come stiamo facendo e come non riscontro in altri Paesi, che mi sembra abbiano reagito con discutibile leggerezza. Ma qui i controlli sono stati seri e rigorosi, non hanno scherzato e ora si ricomincia lentamente ma gradualmente a vivere. Sono stati mesi duri, difficilissimi. La gente deve capire che bisogna starsene chiusi in casa, non è ammesso alcun atteggiamento di incoscienza“.

STOP AL CALCIO.Era una scelta inevitabile, direi sacrosanta e l’Italia ha finito per rappresentare il modello da seguire per la sua intransigenza. Qui l’unica partita che sta a cuore a chiunque si gioca con la vita di chi ha difese immunitarie più deboli e non è lontanamente ipotizzabile, come pure è accaduto sino a qualche giorno fa, di lasciar disputare avvenimenti a porte chiuse che potevano essere fonti di spargimento dell’infezione“.

PRIORITA’. “Quando tutto sarà finito, speriamo presto, allora si penserà ai campionati, alle coppe, agli Europei. Ma adesso non ce ne frega niente, l’ha capito anche la gente, che ha preso coscienza di cosa stia accadendo. Se ne accorgeranno anche in Germania, Inghilterra e Francia: bisogna intervenire perchè il virus non fa sconti, non ha frontiere, ci sono numeri che parlano chiaro e testimoniano la drammaticità di questa fase dell’umanità, chiamata ad un duro confronto con le proprie abitudini. Le dobbiamo modificare, bisogna farsene una ragione, almeno sino a quando non sarà vinta questa battaglia terribile“.

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