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Preiti: “Chapeau a D’Aversa, vi racconto l’ultimo Parma-Sassuolo”

L’ex direttore sportivo del Parma è stato l’ultimo a vivere la sfida in Serie A: “Quella sera fu l’inizio della fine. Abbiamo incontrato i tifosi all’ingresso dello stadio…”

Antonello Preiti è stato l’ultimo direttore sportivo del Parma a vivere la partita con il Sassuolo in Serie A, da vicino, da protagonista. Era un altro Parma, un Parma che di lì a poco sarebbe fallito. “Un anno terribile – dice l’ex ds a ForzaParma.itin cui la gestione di un dopo partita diventava impossibile“. Sono passati degli anni, quattro per la precisione da quel 25 ottobre 2014, quattro stagioni che hanno visto il Parma morire e risorgere e, in rapidissima ascesa, affermarsi nel calcio che conta.

Preiti, quella fu una brutta partita. Non solo perché si perse.

“Esatto. La sconfitta, seppure difficile da gestire, alla fine ti dava l’opportunità di riflettere e analizzare dal punto di vista del campo, le cose che andavano bene e quelle che andavano male. Quell’anno era impossibile parlare di campo, troppe cose nelle nostre teste distoglievano l’attenzione e facevano pensare a tutt’altro che al campo”.

Cosa ha detto ai giocatori dopo la partita?

“Niente di che. Diciamo che quel Parma non aveva nulla a che vedere con gli aspetti di carattere tecnico. C’erano delle altre problematiche che hanno preso il sopravvento. Le vicissitudini societarie che stavamo vivendo in quel periodo non erano facili da amministrare. Facevamo tutto tranne che giocare a calcio”.

Ma lei non abbandonò la nave. Fu l’unico a rimanere. Perché?

“Non credo che abbandonare la nave fosse la cosa migliore. Avevo un contratto, una dignità e nessuna responsabilità rispetto a quello che stava succedendo. Mi sentivo l’ultimo dei dipendenti, il primo dei giocatori. Sono stato vicino ai ragazzi, a mister Donadoni e ai dipendenti, per quello che poteva servire. Era importante dire loro una parola di conforto perché abbiamo vissuto un anno drammatico”.

Cosa disse Ghirardi ai tifosi?

“Con i tifosi Ghirardi ha avuto uno sfogo.  La situazione era pesante, era già al collasso, ma non tutti eravamo a conoscenza di questo. Ci dicevano, anche a me lo dicevano, che presto si sarebbero risolte le cose. Il presidente aveva assicurato il massimo impegno per uscire da questa situazione. Ma la verità è che i fatti erano altri. E che era molto difficile venire fuori da quella situazione purtroppo. Non sempre le parole coincidono con i fatti e quella volta era la dimostrazione di una teoria sempre valida. Io mi occupavo di aspetti puramente tecnici in una squadra in cui era diventato difficile concentrarsi sulla partita”. 

Per fortuna Lucarelli c’era…

“Per fortuna. Non era facile gestire solamente la partita, era difficile gestire tutti i dopo partita con sconfitta. Dovevo provare assieme ad Alessandro a tenere il gruppo vivo, la squadra unita. Nessuno può rimproverare a quei ragazzi nulla. I giocatori che sono stati a Parma hanno dato tutto. Alessandro era il capitano, è stato bravissimo. Tutti si sono impegnato al massimo nonostante le difficoltà”. 

Andiamo a domenica: si affrontano due squadre diverse allenate in modo diverso. Che partita prevede?

“Due squadre che hanno due filosofie diverse: una, il Sassuolo,  gioca a calcio puntando sulla coralità e la qualità di una rosa che permette, attraverso le ‘imposizioni’ di De Zerbi, di giocare in modo propositivo. Un’altra, quella di D’Aversa, che invece è più attenta, guardinga e molto pratica che sfrutta le qualità dei singoli in maniera redditizia. A proposito di questo dico: ‘Chapeau!’, non era facile per D’Aversa avere ragione subito, cavando il sangue dalle rape, tirando fuori il meglio dai suoi giocatori e sfruttando al meglio le loro qualità. Bravo”.

Quindi le piace D’Aversa?

“Sì, mi piace. Vincere due campionati di fila non è un caso. Mi piace anche De Zerbi, che però ha una squadra più di qualità. Il Sassuolo come tasso tecnico rispetto al Parma, ma ripeto: D’Aversa ha tirato fuori il massimo dai suoi giocatori ed è stato bravissimo. Una grande dote”.

Ha avuto modo di conoscere i due allenatori?

De Zerbi l’ho incontrato da avversario quando era a Foggia, ha riportato la sua filosofia anche in altre squadre, a Benevento soprattutto. La sua identità è chiara. D’Aversa l’ho visto due-tre volte dal vivo, l’ho seguito l’anno scorso in tv e fatto il tifo per lui perché malgrado tutto il Parma mi è rimasto nel cuore. E’ uno che gioca molto sull’avversario, e questo è molto redditizio in questo momento. E’ dovuto secondo me anche alla qualità dei giocatori di cui dispone”.

Il suo collega Daniele Faggiano come si sta comportando?

“Benissimo. Ha vinto, ha ragione lui. Stop. Bisogna dargli atto che da quando è arrivato a Parma sta facendo benissimo: due campionati vinti, ha iniziato molto bene in Serie A ed è giusto che la società gli abbia rinnovato il contratto. Giovane e ambizioso. Ha portato a Parma giocatori come Inglese e Gervinho, ottimi acquisti”.

Chi sarà decisivo?

“Da un lato, l’organizzazione e la coralità del Sassuolo che sfociano nel talento di Boateng e Berardi, dall’altro Inglese e Gervinho“.

Dove può arrivare questo Parma?

“Il Parma è giusto che pensi a vincere partita dopo partita e ragionare gara dopo gara. La classifica è inaspettata ma meritata e se vincesse domenica… . Per il Parma significherebbe affrontare il campionato con una autostima diversa. Un risultato positivo contro il Sassuolo sarebbe fantastico”.

Si aspetta acquisti a gennaio?

“Dall’allenatore al direttore sportivo, arrivando fino alla presidenza, tutti avranno le idee chiare per come poter potenziare questa squadra. Quello che non sono riusciti a fare durante l’estate per motivi che conosciamo tutti possono farlo ora. Hanno dimostrato che dopo Gervinho e Inglese possono portare a Parma chiunque”.

 

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