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Leader, certezza e capitano: il Parma spera nel nuovo Kucka

Lo slovacco resta un punto di riferimento per i compagni

Il suo idolo è sempre stato Paul Scholes, l’eroe silenzioso che ha riempito le giornate più grigie di Manchester, sponda United. Juraj Kucka ha ereditato dal centrocampista inglese questo silenzio possente, la voce grossa in campo del Parma è lo slovacco, sempre più leader in una squadra che per tante controversie fatica a diventare tale. Ma non può certo prescindere da lui, dal suo capitano. Perché la fascia, D’Aversa, oltre a stringergliela sul suo braccio sinistro, gliel’ha riconosciuta già da tempo, quando Daniele Faggiano in gran segreto ha costruito il colpo da novanta del mercato di gennaio. Autunno 2018, altri tempi. Si è concluso il lungo inseguimento dell’allora direttore sportivo del Parma, che già ai tempi di Palermo, come disse in conferenza stampa, aveva provato a prendere il centrocampista per portarlo alla corte di Zamparini. Non se ne fece nulla. Poco male, l’occasione si ripresentò qualche anno dopo, questa volta lo scatto di Faggiano fu decisivo. L’idea maturò a cena, lo slovacco aveva espresso la sua voglia di tornare in Italia lasciando la Turchia e Trebisonda. Parma fu l’occasione per materializzare il ritorno. L’affare divenne ufficiale il 15 gennaio del 2019, da allora Kucka è entrato nel Parma e non ne è più uscito. Per peso specifico, il miglior colpo targato Faggiano.

D’Aversa ci ha costruito intorno il centrocampo, gli ha fatto fare tutti i ruoli del reparto mediano, lui che al Milan a un certo punto aveva fatto anche il terzino e che con il tecnico abruzzese ha sperimentato le sue doti di centravanti. Falso nueve, nel derby contro il Bologna, ad esempio, o trequartista. Anche esterno d’attacco. Kucka ha fatto di tutto nel Parma, si è dato alla causa con la sua solita abnegazione, con il suo sacrificio è stato traino per tutti i suoi compagni, in un momento delicato come questo non si è mai tirato indietro. D’Aversa gli ha riconosciuto i gradi di capitano, tanto più adesso che Bruno Alves si prepara a uscire di scena. Kucka è l’atleta a tutto tondo del Parma, lui che ha una cultura sportiva che va oltre il calcio e viene da un’educazione rigida, è consapevole delle difficoltà del momento. Da bambino, quando lo chiamavano Kuko in famiglia, nella scuola elementare di Bojnice, dove è nato, faceva atletica e hockey sul ghiaccio, ancor prima di tirare dei calci al pallone.

In una famiglia di calciatori però, la scelta era indirizzata sin da subito: i fratelli sono diventati professionisti, il padre lavora nel mondo del calcio, Kuko aveva la mente fine dell’artigiano. Lavorava il legno, lo intagliava. La Slovacchia è piena di boschi, Juraj ci andava nel tempo libero, con gli amici, con i famigliari. Aveva maturato questa passione nel replicare con il legno qualche animale, un po’ di giochi. Era un passatempo, schiacciato poi dal peso dell’amore per il calcio, del quale si nutre da tempo. Tifoso del Manchester, per Scholes appunto, Kucka ha mantenuto alte le aspettative della famiglia ed è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante in Serie A, oltre che in patria, dove è considerato alla stregua degli eroi nazionali. E a Parma si è saputo imporre, con grande temperamento, con la forza dei suoi muscoli e con la sua capacità di adattamento. Dove c’è da combattere, lui mostra fiero lo scudo e brandisce la spada: il soldato di D’Aversa adesso deve guidare l’esercito verso la salvezza. E’ un’impresa impossibile, quasi. Ma i suoi cinque gol (è capocannoniere della squadra) e il nuovo ruolo di leader che gli ha riconosciuto la squadra, sono le poche zone illuminate nella selva oscura in cui è entrato il Parma.

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