Nel primo caso è necessario un nuovo Dpcm che annulli il precedente ma se dovesse prevalere la cautela si ripartirebbe una settimana dopo
Due le date sul tavolo per la ripresa della serie A, non ancora sicura ma da ieri un po’ meno lontana: il 13 o il 20 giugno. Nel primo caso sarebbe necessario un nuovo Dpcm più “leggero” che annulli il precedente del 17 maggio in cui era precisato che fino al 14 giugno “sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati” oppure una deroga per i club. Tutto dipenderà dalla curva dei contagi che se dovesse migliorare ulteriormente renderebbe plausibile l’accorciamento dei tempi anche di un paio di giorni.
PRUDENZA. Il 20 giugno resta la data in pole, seguendo le norme attualmente in vigore, e quella preferita dal presidente dell’Aic, Tommasi, che ha richiesto almeno quattro settimane di allenamento prima della ripresa per evitare infortuni. Pur eliminando il vincolo del 3 agosto come termine ultimo indicato dalla Uefa per concludere i campionati nazionali, non si potrebbe più sforare mancando lo spazio per disputare le ultime dodici giornate rimanenti. Se si partisse una settimana più tardi, tornerebbe in bilico la Coppa Italia che rischierebbe di non esser portata a termine.
PROTOCOLLO. Lo step fondamentale è la stesura di un protocollo per la gestione di partite e trasferte che includa viaggi, hotel, stadi e tutti i contatti possibili. Nella speranza che ci sia una modifica della normativa sulla quarantena (dovranno scendere ancora di più i contagi) che impedisca alle squadre di restare in isolamento fiduciario presso una struttura concordata, pur proseguendo gli allenamenti (tampone ogni 48 ore per due settimane), in presenza di un nuovo caso positivo all’interno del gruppo. Proprio il divieto di contatti esterni per quattordici giorni sarebbe una spada di Damocle da inizio giugno in poi. Perchè sarebbe impossibile non rinviare almeno due-tre partite del club coinvolto.