Federcalcio e Lega di Serie A spingono per un numero cospicuo di ingressi, il Governo è incerto e pensa ad affidare la scelta alle Regioni
Il coronavirus non molla la sua presa, ma in Italia, come all’estero, c’è voglia di normalità, concetto che traslato nel mondo del calcio, significa essenzialmente permettere ai tifosi di poter tornare allo stadio. È giusto farlo? Quali rischi ci sono? Quanti ingressi, eventualmente, consentire?
Tutte domande che meritano riflessioni e attenzioni. La Gazzetta dello Sport in edicola oggi apre a diverse ipotesi perché qualcosa si muove, anche dalle nostre parti. Ieri, la Juventus ha chiesto alla Regione Piemonte la possibilità di fare entrare all’Allianz Stadium 1.000 persone per la gara inaugurare contro la Sampdoria. Il Parma, settimana scorsa ha aperto le porte del Tardini ad altrettanti tifosi e lo stesso farà oggi il Cagliari per il test con la Roma.
Martedì dovrebbe svolgersi l’audizione del capo del dipartimento sport del ministero di Spadafora, Giuseppe Pierro, presso il Cts e si parlerà anche della parziale apertura degli impianti sportivi, ma quello che appare certo è che le prime tre giornate di Serie A si giocheranno a porte chiuse visto che il dpcm attuale scade il 7 ottobre. La linea del governo è quella di consentire l’ingresso da metà ottobre sulla falsariga del basket che si sta basando sulle disposizioni dei vari presidenti di Regione, mentre Federcalcio e Lega di Serie A spingono per un’apertura degli stadi più sostenuta.