L’ex responsabile medico della Nazionale: “Dopo il 18 maggio ci vorranno tre settimane di preparazione, poi si dovrà ricominciare il campionato. I protocolli vanno chiariti”
Il calcio deve ripartire, a costo di convivere con il coronavirus. Intervenuto sulle frequenze di TMW Radio, l’ex responsabile medico della Nazionale, Enrico Castellacci è tornato a parlare di protocolli da reintegrare. “Che i protocolli siano rigidi è fuori discussione. Il problema è che sono emersi tanti punti interrogativi all’interno delle linee guida, che riguardano specialmente i medici sociali. Per questo c’è stata una diatriba tra le varie componenti nei giorni scorsi. Non essendo stati interpellati, avrebbero espresso questi dubbi già prima della riunione governativa. Si tratta di riuscire a fare dei protocolli semplici ma rigidi e applicabili in modo da rendere il prosieguo più lineare possibile. Certamente non si possono richiedere patenti di immunità nei calciatori. Non ci sono prove scientifiche che garantiscono che le persone guarite abbiano anticorpi per difendersi. Il rischio zero non c’è, quindi bisogna tutelare tutti per far ripartire il calcio. Il calcio deve e può ripartire, ma bisogna farlo col massimo della sicurezza e senza quei punti interrogativi che ci sono adesso. Dopo il 18 maggio ci vorranno tre settimane di preparazione, poi si dovrà ricominciare il campionato. Ci possono essere le possibilità, ma i protocolli vanno chiariti, visto che ci sono responsabilità civile e penali, che fanno temere la ripartenza. Ma sono ottimista“.