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Pecchia: “Bisogna gestire la sconfitta”

L'allenatore del Parma presente alla cerimonia per la Laurea ad honorem conferita ad Ancelotti: "Non so se nascerà un altro come lui"

L’allenatore del Parma presente alla cerimonia per la Laurea ad honorem conferita ad Ancelotti: “Non so se nascerà un altro come lui”

C’era anche una delegazione del Parma a omaggiare il Dottor Carlo Ancelotti. Gli è stata consegnata una maglia con il numero dieci, quello che lo ha identificato di più nella sua avventura a Parma. Il Managing Director Sport, Roel Vaeyens con Fabio Pecchia, il suo staff e il vice Team Manager Riccardo Gatto. Uno scambio cordiale, due chiacchiere sul calcio e tante strette di mano. Poi la cerimonia con Pecchia seduto in prima fila che prende appunti, come uno studente: è proprio vero che non si finisce mai di imparare. “Bisogna saper accettare la sconfitta – dirà ai giornalisti l’allenatore del Parma prima della cerimonia – bisogna saper vivere la vittoria e la sconfitta, dopo ogni partita bisogna che ci si porti dietro qualcosa su cui costruire una squadra più competitiva“.

Il Parma ha perso con il Venezia la sua prima gara dell’anno tra amichevoli e gare ufficiali. Dopo la sosta affronterà il Como per la risalita. Come si gestisce questa sconfitta? “Ci lavoreremo, ci siamo resi conto che ci sono anche degli avversari in campo e tutti vogliono battere il Parma, al di là della classifica. Ripartiamo portandoci dietro quello che abbiamo fatto negli ultimi tre mesi. Stiamo lavorando con tanti calciatori che sono via per impegni con le rispettive Nazionali, un aspetto da non sottovalutare. Bisogna lavorare con quelli che abbiamo, ho tanti calciatori in rosa e lavoriamo con quelli. Il Parma più vicino al mio modo di pensare il calcio? Ce ne sono stati tanti: dico Samp e Reggiana, sono quelle partite che non abbiamo vinto“.

Chi ha vinto tanto, invece, è seduto più in là, sul palco dell’Auditorium Paganini. Pecchia lo guarda da lì tanto: “Un grande uomo, un grande allenatore. Uno che gestisce campioni e vince. Non so se nascerà un altro Ancelotti. Ho avuto la fortuna di stare a stretto contatto con un altro grandissimo allenatore come Benitez, lavorare a Napoli, a Madrid con il Real e al Newcastle. Sono queste le esperienze che porterò per tutta la vita con me. Allenare un club come il Real Madrid significa fare un lavoro totalmente diverso perché all’interno di un gruppo ci sono tantissimi giocatori forti con ego spropositati, tanti campioni e tante stelle e fare squadra è molto impegnativo“.

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