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Vaeyens: “Organizzazione e ambizione: vogliamo la A”

Il MDS: “Non sarà facile, ma dobbiamo provarci. Un altro obiettivo è di migliorare l’intero club nel corso di questa stagione”

Le dichiarazioni del Managing Director Sport, Roel Vaeyens, durante il colloquio con i giornalisti nella sala stampa del Mutti Training Center di Collecchio.

LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE

“Ci sono similarità e differenze. Le cose che porto in un club non arrivano per forza dal Belgio, ma dalla mia esperienza in generale. Mi piace molto la passione, e qui c’è a ogni livello e in ogni circostanza, coi media, coi tifosi o internamente al club. È un aspetto positivo ma che va gestito, perché non si possono prendere decisioni esclusivamente sulla base della passione. Chiunque lavori per il Parma Calcio ha passione per questo sport, ma questo è anche un lavoro. I tifosi si aspettano che giochiamo bene e vinciamo le partite, e per riuscirvi dobbiamo metterci passione ma anche una solida struttura. Come ho detto prima, chi lavora qui è capace e ci mette tanto impegno; il mio compito è quello di organizzare i processi in maniera più efficiente e dare maggiore struttura. È lì che posso intervenire, anche grazie al mio network di conoscenze, che è complementare a quello di altre persone che lavorano qui. Sono abituato a lavorare in maniera innovativa, in maniera complementare a quanto già avviene qui. I problema principale in questo momento è che siamo in Serie B, mentre chiunque in città ci vorrebbe promossi in Serie A. Non è facile però, perché in Serie B ci sono tante buone squadre, con una grande tradizione, che hanno lo stesso nostro obiettivo. La cosa più difficile nel calcio è far convivere gli obiettivi a breve termine con quelli a medio e lungo termine; il mio compito è quello di fornire a tutte le componenti della società ciò che serve per vincere la prossima partita, ma anche implementare i cambiamenti che servono nel lungo periodo. Se si guarda solo l’immediato, non è possibile migliorare a lungo termine. È una sfida per me e per noi: tutti vogliamo andare in Serie A, ma allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che il club sia pronto per le sfide che ci attendono nelle stagioni successive”.

 

LE AMBIZIONI DEL CLUB

“Ho tante ambizioni per il Parma Calcio, sia nel breve sia nel lungo periodo. Ho sempre voluto far parte di un club e di un team vincente e di alzare sempre l’asticella, ed è quello che intendo fare anche qui. L’obiettivo più ovvio è la promozione in Serie A; non ci nascondiamo, ma nemmeno vogliamo essere arroganti. Voler andare in Serie A non significa riuscirci automaticamente. L’ho già detto, si tratta di un campionato molto difficile, e abbiamo grande rispetto per tutti i nostri avversari. Il nostro è un obiettivo chiaro, e lo raggiungeremo solamente se ognuno di noi darà il massimo per riuscirci. Ogni membro del club, a seconda del suo ambito di lavoro, dovrà cercare di fare un po’ meglio rispetto alla scorsa stagione; lo stesso vale per il Parma Calcio in quanto organizzazione. Un altro obiettivo è di migliorare l’intero club nel corso di questa stagione: con questo intendo fare in modo che si lavori in modo più efficiente e più di squadra, e che i vari gruppi di lavori collaborino maggiormente. Non dico che questo non avvenga già, ma ogni piccolo passo in questa direzione può rendere il Parma Calcio un’organizzazione migliore e più efficiente. E poi ci tengo ad aggiungere che vogliamo raggiungere la Serie A con entrambe le nostre squadre, sia quella maschile sia quella femminile. Sono nato nel 1978 e quest’anno compirò 45 anni. Oggi si possono vedere intere partite di calcio in televisione sette giorni su sette, anche troppi. Negli anni 90 invece vi erano quasi solo highlight da 2-3 minuti; c’era Sportschau il sabato sera col calcio tedesco, la domenica mattina il calcio francese e la domenica sera, sulla tv olandese, veniva trasmesso il calcio spagnolo e quello italiano. All’epoca molti calciatori olandesi giocavano qui. Negli anni 90 il Parma era una squadra fantastica, che nel 1993 giocò la finale a Wembley contro l’Anversa. Ricordo che guardai quella partita in televisione; in Belgio ebbe molto risalto, anche perché nel Parma giocava Georges Grün. Seguivo il calcio con grande interesse e all’epoca il Parma era un club che vinceva in Europa, pieno di grandi giocatori. Questi ricordi non mi hanno più abbandonato. Queste cose mi sono rimaste dentro. Nonostante l’esperienza al Bruges sia stata molto positiva per lui, quando il Parma mi ha chiamato, ho sentito il richiamo di una squadra che ricordavo benissimo. L’esperienza a Bruges è stata molto positiva, da quando sono entrato nel Club: all’inizio le cose non andarono benissimo, ma nei primi tre anni successivi con il lavoro fatto insieme al team, la squadra ha vinto il campionato per 5 volte e 6 volte si è qualificata per la Champions League. Ottenuti questi successi, ho sentito la necessità di un cambiamento, anche la necessità di cercare nuove sfide. La chiamata del Parma è stata la sfida che stavo aspettando, unita ai ricordi dell’infanzia. Mi è sembrata un’ottima combinazione, per mettere in campo le mie ambizioni, sia sul breve che sul lungo termine. Ma in un modo più realistico possibile. A 4 mesi dal mio arrivo, l’impressione è positiva, molto felice della scelta che ho fatto e mi sento motivato a fare del mio meglio”.

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