La certezza di continuare con il tecnico è stata minata da tanti dubbi che ancora oggi, a dieci giorni dal via, non trovano risposte
“Pecchia sarà l’allenatore del nostro futuro, indipendentemente dalla conquista della serie A“. Suonavano così, forti e chiare, le parole del presidente Kyle Krause a La Gazzetta dello Sport. Era il 19 aprile, due mesi fa esatti. Il Parma non sapeva ancora in che modo avrebbe finito la stagione ma qualche segnale positivo aveva cominciato a darlo. L’entusiasmo intanto aveva contagiato KK che si era lasciato prendere la mano, lodando il suo allenatore e confermandolo alla guida del club, anche perché c’era (e c’è) un contratto che parla: “Ha abbracciato una filosofia e la sta costruendo giorno per giorno”. Con un avviso ai naviganti che apriva a una continuità: “Un allenatore non può essere giudicato solo sulla promozione in serie A“. Gli faceva eco Pecchia, che dopo Cagliari rafforzava la convinzione: “Se non mi caccia il presidente…“. Sessantuno giorni dopo, la sicurezza di rivederlo sulla panchina del Parma non è più tanta. Il tecnico si aspettava, dopo una stagione in cui ha valorizzato tanti giovani e ottenuto un quarto posto con accesso diretto alle semifinali dei playoff, un trattamento diverso sul fronte rinnovo ma, soprattutto, sulla volontà del club di costruire una squadra competitiva. Il suo contratto scade nel giugno del 2024, la società avrebbe premiato l’allenatore con il ritocco e l’allungamento in caso di Serie A. Che non è arrivata. Ma questo non rappresenterebbe uno scoglio insormontabile nella negoziazione: già a Cremona, Pecchia aveva dimostrato di non essere legato ai contratti. Neanche a quelli di un milione a stagione (in grigiorosso averebbe guadagnato tanto dopo la promozione in Serie A).
Conta più il progetto che a Parma, evidentemente, ancora non è chiaro. L’obiettivo è quello di riprovarci e andare in Serie A subito. In sede di colloquio con la dirigenza, dopo la fine del campionato, Pecchia ha espresso la volontà di avere pochi ma mirati rinforzi per rendere il Parma competitivo dando seguito al lavoro fatto quest’anno. Tra alti e bassi, la squadra ha saputo ridare entusiasmo all’ambiente che ha accarezzato fino alle semifinali il sogno di poter tornare in alto, secondo le volontà presidenziali. Ma Pecchia, che condivide la filosofia dei giovani, soprattutto se bravi, deve avere la sensazione di poter lottare per vincere. Perché il punto principale del discorso è proprio questo: vincere. E forse al club non è l’unica cosa che conta, per parafrasare un motto reso celebre dalla Juventus, la squadra per cui Krause faceva il tifo prima di prendere le redini del Parma. Sono questi i ragionamenti che tengono in ansia i tifosi crociati, pronti a vivere un’altra estate caldissima, dove la certezza di due mesi fa ha lasciato posto a un mare di incognite. La sicurezza con cui Krause aveva annunciato un altro anno con Pecchia al timone si è dissolta e oggi ci sono più dubbi che convinzioni. Dubbi legati al progetto tecnico che il Parma sta mettendo in piedi. A oggi con diverse incognite, a partire da Buffon. Sul capitano tira aria di addio: sono attese novità in questo senso. E le aspetta pure Pecchia. In società, per ora, c’è un gran silenzio che fa rumore. L’ultima uscita pubblica di Krause sul mondo Parma è datata 5 giugno. Una foto che ritrae il presidente con la mano sul petto e il sorriso sul volto accompagnata da queste parole: “Orgoglioso della squadra. Grato ai nostri fan“. Poi neanche più un cinguettio. E chissà che non torni a parlare per definire – visto che mancano 11 giorni all’inizio della nuova stagione – la situazione della panchina in casa crociata.
