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Cornelius, il soldatino di latta è andato in doppia cifra

La tripletta di ieri lo porta ad essere il primo giocatore danese a raggiungere la doppia cifra di reti in una singola stagione in Serie A (11) da Jon Dahl Tomasson nel 2003/04

Presenze da titolare: 12. Gol fatti: 11, sei di questi al Genoa. Da subentrato: 8, è sul podio tra i bomber subentrati dalla panchina nei migliori cinque campionati europei. Punti valsi: 17. I numeri di Andreas Cornelius sono impressionanti. Nel portarsi il pallone a casa da Marassi avrà pensato sicuramente a quanto siano state pesanti le sue firme, si sarà fatto una risata, considerando il fatto che si è trascinato dietro da Bergamo uno scetticismo che ha scavato un solco. Lo stesso che separa adesso le certezze del danese dai dubbi che lo accompagnavano. Un ghigno freddo dell’uomo glaciale venuto da Copenaghen che ha gelato anche Roberto D’Aversa, imponendosi nelle gerarchie a colpi decisivi: una somma di numeri che adesso hanno una valenza. La tripletta di ieri, la seconda in stagione rifilata sempre al Genoa, lo porta ad essere il primo giocatore danese a raggiungere la doppia cifra di reti in una singola stagione in Serie A (11) da Jon Dahl Tomasson nel 2003/04. Deve essere un destino comune agli attaccanti danesi quello di arrivare in sordina e poi imporsi. Se fosse un personaggio delle fiabe di Ans Christian Andersen – uno dei più grandi artisti danesi – Cornelius potrebbe essere tranquillamente il brutto anatroccolo diventato cigno. Ma questa fase l’ha superata ormai da tempo, si è consacrato come prima scelta innalzando tutto il suo essere Adone negli aspetti tecnico-tattici e rimarcando il suo prezioso contributo in campo.

La storia di Cornelius, paragonabile al soldatino di latta di Andersen, è una di quelle che ti rimane dentro. Sarebbe anche da tramandare per il valore morale, e in particolare per il coraggio e il senso del dovere mostrato dal soldatino che sta in piedi su una gamba sola, con la quale riesce a superare gli stenti e le difficoltà grazie alle doti morali. E fisiche. Messe in mostra a Marassi, dove in novanta minuti ha messo in evidenza tutto il suo repertorio: gol di opportunismo, tipico degli attaccanti d’area di rigore pronti a sfruttare la minima occasione per mettersi in mostra. Gol di tecnica raffinata: stop di sinistro su cross teso di Laurini, rimbalzo e botta di contro balzo a infilare Perin con un bolide potentissimo. E ancora: il colpo di testa in tuffo, ad indirizzare il pallone sul palo lontano dopo che è riuscito a smarcarsi liberandosi di Romero e aggirando Soumaoro con i tempi di un attaccante completo. Ricordando un po’ il Crespo d’annata nello stacco e nella torsione, soprattutto nell’anticipo secco che ha lasciato lì i suoi dirimpettai. Insomma: D’Aversa ha forgiato un altro milite, infondendo in lui lo spirito combattivo tipico del generale crociato. Lo stesso che si è visto nella partita più bella della stagione.

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