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Tutti pazzi per Kulushow: gol, assist e giocate da prestigiatore

The magician ha incantato con i suoi numeri pazzeschi: il Parma ha trovato una nuova stella. Tra basket e calcio, Dejan sembra già un veterano

La vera sorpresa di questa prima parte di campionato si chiama Dejan Kulusevski. Sull’asso svedese si è già detto tanto, e tanto altro si dirà. Perché il centrocampista, trasformato da Roberto D’Aversa in attaccante esterno, è destinato a far parlare di sé e, considerando come  ha trattato il pallone in queste prime uscite, è anche giusto che sia così.

Lo svedese ha appena 19 anni, ma in campo e anche fuori – va detto – somiglia tantissimo a uno di quei veterani che sembra già padrone dello spogliatoio, nonché della situazione che sta vivendo a Parma. Sostanza, classe pura e cristallina, corsa, fisicità: tutte doti che Roberto D’Aversa avrà l’onere e onore di sgrezzare e che per ora si gode con grande fiducia. Nell’ambiente Dejan ha un po’ sorpreso tutti, tranne che il suo tecnico, capace di pressare a tal punto da farselo ‘regalare’ dal ds Daniele Faggiano. Che ha visto in lui la serietà di un grande professionista, malgrado abbia solamente 19 anni, tipica di un soldato in missione, ligio al dovere. Frutto dell’educazione rigida di madre macedone emigrata in Svezia e padre svedese che ha vissuto in Macedonia. La sua intelligenza sul campo è figlia anche di  principi inflessibili che i genitori hanno impartito a Dejan e alla sorella, con la quale condivide praticamente ogni cosa. E questa intelligenza si riflette anche fuori dal campo. Il ragazzo parla quattro lingue: oltre al serbo-macedone, sa dialogare bene in italiano, in inglese e in svedese chiaramente.

Ora dopo le prime partite mi sento molto meglio, sono entrato davvero in Serie A, mi sento comodo in campo e cercherò di fare sempre di più. Devo davvero ringraziare D’Aversa  perchè era difficile pensare che un giovane come me che arrivava dal campionato Primavera potesse subito giocare molto. Però lui ha creduto in me, mi ha fatto giocare, mi ha permesso di sbagliare, e l’ho ripagato”. Dopo il gol che ha dedicato a sua madre, il primo in Serie A, ha trovato anche il tempo di ringraziare Bob che lo ha investito di una carica importante. Dandogli delle responsabilità non banali di cucire il gioco, di scucirlo e di vedere il calcio a 360 gradi.

E Dejan lo ha ripagato così, con prestazioni pieni di sostanza e qualità, al punto da stregare uno stadio esigente come il Taridni. Il prestigiatore, detto così per l’abiltà che ha nel nascondere il pallone, ha nella sua valigia effetti speciali, nasconde il pallone e lo fa riapparire quando gli avversari non se lo aspettano più. In qualunque zona di campo, sia linea di fondo o quella del fallo laterale. Quando se lo trovano davanti è un po’ troppo tardi per recuperarlo.

Contro il Torino è stato decisivo, l’uomo in più in pratica. Il gol del 1-0, il rigore procurato e sbagliato da Gervinho con la conseguente espulsione di Bremer che ha ‘parato’ il suo tiro con il gomito alto, l’assist a Cornelius e tantissime altre giocate. Un autentico mattatore. La sua visione di gioco, avanti anni luce rispetto ai suoi diciannove anni, è probabilmente eredità anche del basket, l’altra sua grande passione. A Stoccolma, dove abita assieme alla sua famiglia, poco lontano dal centro, nella tranquillità della periferia, guarda tanta pallacanestro. Nella sua casa in Macedonia, pensata come dimora estiva, si è fatto costruire un campo da basket per soddisfare i suoi istinti di atleta quasi completo. Amante della pallacanestro com’è, pare sia letteralmente impazzito per l’arrivo alla Virtus Bologna di Milos Teodosic, play serbo considerato uno dei migliori giocatori di basket del pianeta. La palla a spicchi è uno dei suoi grandi piaceri. Dal suo idolo, LeBron James, ha preso la voglia di vincere e la forza di riuscire nelle imprese.

“Conosco le mie qualità, credo molto in me stesso – ha detto nel post partita -. Prima ancora con le sue qualità aveva ipnotizzato Roberto D’Aversa, il primo ad avanzare richieste convinte nei suoi confronti. Dietro di lui c’era la fila. Il direttore sportivo Daniele Faggiano è stato bravo a sbaragliarla, assieme all’agente del  giocatore Stefano Sem ha cercato la giusta strada per Kulusevski che ha rifiutato Cagliari dopo essersi preso del tempo per capire quale fosse la migliore scelta per il suo futuro. Alla fine ha vinto Parma che per ora se lo gode, dopo aver scacciato i fantasmi da Spagna e Inghilterra (il Manchester City aveva previsto una spesa di una decina di milioni di euro per lui), oltre che di squadra blasonate come la Juventus, la Roma e il Milan in Serie A.

Percassi, presidente dell’Atalanta, ha rifiutato tutte le ipotesi di cessione a titolo definitivo di un potenziale talento che sogna ora di servire in profondità Gervinho, così come faceva con Joel Asoro, suo migliore amico ora allo Swansea, ai tempi dell’IF Bromma.

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