La Gazzetta dello Sport riserva un approfondimento sulla rinascita dei crociati passati in tre anni dai dilettanti al sesto posto in serie A
ORGOGLIO. L’orgoglio di Parma e dei parmigiani. Da lì si è ripartiti tra i dilettanti raggiungendo il sesto posto in serie A nel giro di tre anni. Sempre l’orgoglio ha cancellato in fretta l’inferno del fallimento della gestione Ghirardi (2015) e prima ancora le ferite del crac Parmalat (2004) e il quasi crac del Comune nel 2011. Un forte senso d’appartenenza, attaccamento al territorio e alle sue radici e la capacità di riunirsi soprattutto nei momenti più difficili. “C’è un leit-motiv corale che lega la rinascita del Parma e quella della città -spiega il sindaco Federico Pizzarotti– noi parmigiani siamo orgogliosi, accettiamo le critiche e viviamo i periodi di crisi facendo in modo che, attraverso l’aiuto di tutti, si possano superare di slancio“.
LO ZOCCOLO DURO. Sotto gli occhi dell’ex ct azzurro Antonio Conte, che si è complimentato con gli amici di vecchia data, l’allenatore Roberto D’Aversa e il ds Daniele Faggiano, è arrivata la sesta vittoria in campionato ai danni del Sassuolo che ha messo in luce quattro giocatori reduci dalla passata stagione in serie B. I difensori Iacoponi e Gagliolo, i centrocampisti Barillà e Scozzarella, per molti i simboli di questo momento di gloria, perchè alla vigilia nessuno osava immaginare un simile rendimento da parte di chi in passato aveva appena assaggiato il calcio a certi livelli. Il cuore e la sostanza del Parma stanno nell’azione caparbia e “operaia” di coloro che hanno saputo inventarsi una nuova carriera in età non più giovanissima.
DA ROVIGO A MILANO. Giusto tre anni fa ci si preparava alla trasferta di Rovigo nei dilettanti, ora il presente si chiama San Siro in casa del Milan che finora ha collezionato appena due punti in più dei crociati in classifica. “A me sembra di sognare se ripenso a tutto quello che è successo dal 2015 ad oggi -confessa il neopresidente Pietro Pizzarotti, tra i sette imprenditori locali di Nuovo Inizio che detengono il 60% delle quote- non ci sono segreti nel nostro percorso, volevamo dimostrare semplicemente che non eravamo dei falliti. Tutti: dirigenti, giocatori, tecnici e soprattutto tifosi. Alla base del nostro progetto ci sono passione, idee e un pizzico di fortuna, dalla rabbia e dall’orgoglio è nata l’energia per portarci al sesto posto“.
LO SCUDETTO RESTA LA SALVEZZA. Ma bisogna restare sempre coi piedi ben piantati a terra. “L’importante è non fare il passo più lungo della gamba -conclude Pizzarotti– l’orgoglio fa miracoli ma io continuo a guardarmi alle spalle: il nostro scudetto è la salvezza“.