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Stop al Decreto Crescita: le conseguenze sul calciomercato

Il giornalista economico Marco Bellinazzo: “Società in una situazione di incertezze e costrette a rivedere i propri budget”

Il Decreto Crescita, che tra i vari punti prevedeva anche agevolazioni fiscali per i lavori stranieri, tra cui anche i calciatori, non verrà approvato nei tempi stabiliti per alcune modifiche last minute. Il Decreto era molto atteso anche dalle società di calcio che in esso vedevano un valido alleato in sede di calciomercato, visto che questo prevedeva, per atleti e allenati provenienti dall’estero, una detassazione ai fini Irpef, per 5 anni, del 50% del reddito di lavoro dipendente o autonomo. Ora, una circolare dell’Agenzia delle Entrate blocca l’applicazione della misura agli sportivi professionisti costringendo le squadre a rivedere il proprio budget.

Il Governo blocca il Decreto Crescita

Il Decreto Crescita ha introdotto nella primavera del 2019 una facilitazione per ingaggiare calciatori che nei due anni precedenti non erano stati in Italia. E che restando fiscalmente in Italia per almeno un biennio permettevano alle società di risparmiare il 50% in tasse. Questo beneficio si dovrebbe tradurre in un beneficio per i club che possono così investire su ingaggi più alti contando su quel risparmio. Rendendo la Serie A un campionato più competitivo, un po’ come nella Spagna dei tempi di Beckham – ha detto il giornalista economico Marco Bellinazzo, ai microfoni di TMW – Il problema è che per rendere operativa la norma bisogna emanare un decreto attuativo, cosa che non è stata fatta in un anno e mezzo dal Governo. Ieri l’agenzia delle entrate con una circolare ha stabilito che finché non verrà emanato, il beneficio non avrà effetto per gli sportivi professionisti sospendendo la sua operatività fino al decreto del Governo che non è così semplice da emanare adesso però perché agevolerebbe una classe alta della società, cosa mal vista dalla popolazione in questo momento. Nel caso ciò non avvenisse dunque, le società si troverebbero in grossa difficoltà: hanno pagato metà delle imposte delle ritenute che dovevano versare all’erario e l’erario potrebbe chiedere indietro questi soldi. Ma anche a gennaio, società che magari avevano messo a budget delle operazioni ad un certo costo, adesso non potranno più farlo. Il che crea una situazione di incertezza che non agevola società che sono già in difficoltà per la pandemia“.

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