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D’Aversa si racconta: “Inglese, il nutrizionista e Capello…”

Ospite d’onore al 26° premio “Dante Boni” il tecnico del Parma, di ritorno dall’incontro sul Var a Milano, ha parlato a 360 gradi alla platea di colleghi

INGLESE DA NAZIONALE. Ospite d’onore alla ventiseiesima edizione del premio “Dante Boni”, la tradizionale festa annuale degli allenatori di Parma, il tecnico Roberto D’Aversa, di ritorno dall’incontro sul Var a Milano, non si è sottratto a domande e curiosità dei suoi colleghi in ambito dilettantistico e giovanile. Partendo dall’attualità di rivedere in Nazionale un giocatore del Parma. “Credo che Roberto Inglese sia un centravanti completo che fa reparto da solo e sarebbe stato convocato l’altra volta se non avesse accusato un problema fisico.  Poi ci sono altri giocatori che stanno facendo molto bene come Sepe: l’ho voluto con me perchè lo aveva già avuto a Lanciano, sta a lui continuare così e crescere ancora“.

ALIMENTAZIONE E INFORTUNI. Una curiosità legata al suo arrivo a Parma e la spiegazione dei tanti acciacchi fisici in serie A. “Decisi di introdurre fin da subito il nutrizionista appena vidi il primo giorno un ragazzo far colazione con tre cornetti e la Nutella. La squadra ha perso complessivamente 27 kg già nel primo mese. Gli infortuni dipendono dall’intensità del lavoro settimanale e della partita, siamo nella media del campionato e la maggior parte colpiscono un certo tipo di muscolo. In un contesto professionistico non si lascia nulla al caso“.

MODULO. La scalata dalla Lega Pro alla massima serie non ha cambiato il suo modo di essere e di fare calcio. “Il sistema di gioco è una conseguenza delle caratteristiche dei calciatori a disposizione. Le difficoltà aumentano man mano che si sale di categoria perchè affronti allenatori più preparati ma ti ritrovi in rosa anche elementi di maggior caratura e spessore“.

MATCH ANALYST MA NON SOLO. Poi avere al fianco un gruppo di persone fidate e qualificate può essere decisivo. “Per un tecnico è sempre più rilevante lo staff nella sua completezza, in futuro ci sarà l’allenamento suddiviso per reparti come succede nel football americano. Abbiamo due match analyst che quotidianamente studiano le partite e ci danno informazioni sui nostri avversari“.

STIMOLI. Il segreto durante gli allenamenti è tenere alto il livello di guardia senza trasmettere troppe pressioni. “L’entusiasmo ci deve essere sempre indipendentemente dal risultato, cerco di osservare come si comporta il gruppo e se l’interesse sta scemando propongo qualcosa di diverso. E’ molto importante sotto l’aspetto motivazionale il discorso pre-gara il giorno della partita“.

POCA CURA NEI DETTAGLI. Poi l’attenzione si sposta inevitabilmente sui vivai. “Rispetto al passato nei settori giovanili si curano meno le basi, noi a Milanello avevamo la “forca”. Il problema nasce nel voler far l’allenatore nel vero senso della parola fin dalle fasce più basse: in quest’età si dovrebbe controllare principalmente la postura del corpo e la posizione dei piedi. Per noi giocare in mezzo alla strada era l’occasione di migliorare tecnicamente, ora il calcio, a differenza di altri sport, cura di meno il gesto in sè“.

EDUCARE.E’ fondamentale dare un’educazione, ai tempi del Milan Fabio Capello cominciava a “cazziarci” fin da quando uscivamo dalla stanza. Credo che sia più un problema culturale: oggi non esistono più l’educazione e il rispetto di una volta. Più si è uomini, più si ha la possibilità di diventare giocatori“.

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