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Della guerra tra i soci italiani e Hope Group la squadra non dovrebbe risentirne. Venerdì la proprietà ha depositato presso la Camera Arbitrale di Milano l’atto di accusa

La guerra dei comunicati è iniziata domenica sera, ma i soci di Nuovo Inizio si erano mossi per primi: venerdì scorso era stato depositato presso la Camera Arbitrale Internazionale di Milano l’atto che accusava Link International di essere inadempiente. Tradotto: i soci italiani hanno fatto causa a Lizhang che tra martedì e mercoledì riceverà la notifica perché non ha rispettato i patti sottoscritti nell’atto di vendita, venendo meno ad alcuni accordi e non rispettando le scadenze.

Con l’accertamento (che dovrebbe essere quasi sicuro e dimostrato dalla Camera Arbitrale di Milano tra 6 o 7 mesi) dell’inadempienza di Link International, ci sarà la risoluzione dei patti e la condanna del gruppo a un risarcimento danni a favore di Nuovo Inizio e PPC (l’azionariato popolare che detiene il 10% delle quote). Non cambia sostanzialmente nulla. La squadra non ne risentirà, la guerra tra soci non include il campo.

Il Consiglio di Amministrazione è operativo, ha nominato presidente e vicepresidente e sta pianificando l’aumento di capitale in quella che sarà la prossima assemblea convocata dallo stesso CdA. Nella quale, se i soci di minoranza non dovessero sottoscrivere (versare ndc) i capitali corrispondenti alle loro quote azionarie, potrebbero di fatto essere già fuori dalla società. Nel comunicato redatto e inviato domenica sera a tutte le redazioni, la Hope Group ha rivendicato le ‘numerose iniezioni di capitali’ degli ultimi mesi. Peccato che dopo aver versato i 18 milioni parrebbe che Lizhang non abbia versato un altro solo euro per finanziare la Serie A (per l’iscrizione e avrebbe delegato anche per le firme in Federazione), il mercato (Hope Group era contro l’acquisizione di Gervinho e Inglese perché ritenuti giocatori troppo costosi) e la tranche da pagare per l’acquisizione del centro sportivo, sede operativa di un Parma che ha rischiato seriamente il collasso. Neanche la festa promozione targata Hope Group e sponsorizzata dai soci italiani è stata finanziata dai renminbi cinesi di cui non c’è traccia.

 

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