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Nuovo Tardini, si va verso la demolizione di tre settori

Distinti e le due Curve. Cambia la durata della concessione: da 99 anni a un massimo che va dai 50 ai 65. Intanto si lavora anche per la copertura

Verrà discussa lunedì in Consiglio Comunale (aperto al pubblico) la petizione presentata dai Comitati uniti sotto il claim “Fermiamo il progetto sullo Stadio Tardini”, che ha raccolto 8.200 firme. Contemporaneamente alla mozione che la maggioranza (Pd, Effetto Parma, Lista Guerra e Sinistra coraggiosa) ha preparato nei giorni scorsi e che verrà discussa in Consiglio Comunale.

Nella mozione si riprendono tutti i concetti discussi anche in sede di programma elettorale: dall’impatto architettonico e paesaggistico, che deve essere più adeguato all’architettura del quartiere, alla sostenibilità e al concetto del riuso. Ma ci sono sostanzialmente tre elementi fondamentali su cui bisogna ancora approfondire la discussione. Il primo: la riduzione significativa della concessione. Inizialmente si prevedeva una durata di 90 anni, mentre oggi il periodo è da rivedere in maniera significativa. Si va verso una concessione che va dai 50 ai 65 anni. La seconda: il cantiere e i tempi. La mozione prevede un lavoro a fasi successive per ridurre più possibile i disagi e l’impatto sugli edifici vicini, oltre che permettere al Parma la possibilità di giocare le sue partite all’interno dell’impianto. Il terzo: la demolizione. Ed è questo l’aspetto più spinoso. Si demolisce solo se non si raggiungono gli obiettivi legati al mantenimento di una certa distanza dalle case; se non si garantisce l’accesso ai disabili in tutti i settori dello stadio; se non viene certificato maggiore comfort nelle sedute. Obiettivi difficili da centrare se non con l’abbattimento e la ricostruzione ex novo.

Dovrebbero infatti essere demoliti i settori dei Distinti e le due Curve che sono le due parti dello stadio più in prossimità delle case. Oltre alla tribuna centrale, una struttura in cemento che va rivestita e coperta. L’intervento è molto complesso dal punto di vista ingegneristico. C’è un altro tema che riguarda poi la più stretta attualità: la copertura. Non può poggiare sulla struttura presente, altrimenti ci si avvicinerebbe troppo alle case e già cadrebbe uno dei presupposti per cui diventa fondamentale la demolizione totale e la conseguente ricostruzione. Laddove si può non abbattere si procederà con interventi a stralci, ma è complicato garantirlo in tutti i settori. 

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