
In un’inchiesta pubblicata su La Gazzetta dello Sport, si delinea il quadro della situazione relativa ai contagi, dopo il caso Spezia
Il calcio vuole ripartire per non fermarsi più, quindi pretende sicurezza. Il nuovo protocollo Figc dà indicazioni severe e precise su come limitare e gestire i contagi da coronavirus, ma quanto è accaduto allo Spezia preoccupa. L’ombra dei no vax del pallone si fa sempre più ingombrante e non è affatto semplice trovare una soluzione. Come noto in Italia non esiste l’obbligo di vaccinazione se non per le categorie che operano in ambito sanitario. Si discute degli insegnanti, di certo i calciatori non rientrano tra i professionisti per cui il governo può intervenire per scongiurare problemi su larga scala. La strada che si continuerà a battere è quella dell’informazione, ma c’è chi suggerisce che i no vax si assumano la responsabilità economica, oltre che morale, delle loro scelte. Al momento la situazione in Serie A è piuttosto buona, ha già ricevuto almeno una dose circa il 90% dei componenti dei gruppi squadra, ma mediamente esistono 2-3 elementi per club ancora non vaccinati. Molti si apprestano a farlo (la Lazio ad esempio è piuttosto indietro, ma il presidente Lotito ha già messo a punto un piano vaccinale di squadra per le prossime settimane), ci sono però alcuni giocatori che non hanno aderito ai primi inviti delle società. La speranza è di convincere tutti prima della partenza del campionato, tra un mese esatto.
L’Assocalciatori ovviamente è chiamata a tutelare tutti, anche chi non vuole vaccinarsi, ma la sua posizione è molto chiara. Tempo fa ha inviato a tutti i suoi tesserati una lettera firmata dal professor Walter Della Frera in cui si spiegava ai giocatori perché è fondamentale farsi il vaccino. È chiaro che l’Aic sia contraria a qualsiasi forzatura, ma c’è la convinzione che il buon senso alla fine prevarrà.
La situazione no vax è vista malissimo dal presidente della Federazione medici sportivi (Fmsi) Maurizio Casasco: “Bisogna vaccinare tutti e farlo in fretta, così si avranno meno contagi e quindi meno varianti. Le varianti sono una componente fondamentale che va oltre le ospedalizzazioni, i contagi o le vittime di questa pandemia, anche perché sono molto più veloci dei vaccini. E bisogna anche chiarire che la responsabilità sociale è più importante di quella individuale: se quest’ultima manca, allora dev’essere lo Stato a tutelare la prima. Se non c’è il coraggio di farlo le varianti aumenteranno e avranno effetti sui contagi e sui morti. E questo vale per lo sport come per tutta la società civile“.
Fonte: La Gazzetta dello Sport
